Ancora teso il rapporto tra il presidente americano Donald Trump e la Fed, banca centrale degli Stati Uniti. Dopo la comunicazione di quest’ultima di voler rialzare il costo del denaro, durante la riunione prevista il 14 e 15 marzo. Una simile decisione infatti, sarebbe in contrasto con il piano di rilancio economico promosso dal Presidente durante la campagna elettorale. Allora, Trump sostenne che i dati sulla disoccupazione fossero falsi, per assicurarsi il sostegno della classe media che non si sentiva coinvolta dalla ripresa. I dati, diffusi dalla Fed, parlavano di quasi piena occupazione. Ora il premier, che li aveva criticati, li riprende riservandosene il merito. Il presidente Fed, Janet Yellen, non vede necessario in questo momento il maxi stimolo da 1.000 miliardi di dollari di investimenti promosso dal governo.
Un surriscaldamento della ripresa costringerebbe ad aumentare anche la velocità dei rialzi dei prezzi, causando potenziali shock. La Fed preferirebbe concentrare l’attenzione sui conti pubblici, dai quali dipendono i tagli sulle tasse e sull’Obamacare. Trump invece, spinge per un’economia che galoppi e riporti gli Usa alle vecchie glorie, puntando ad una crescita del 4% sul Pil. Il suo progetto è messo a rischio dalle decisioni della Banca Centrale. Per sciogliere la tensione Gary Cohn, numero uno tra i consiglieri economici della Casa Bianca, ha affermato «La Fed sta facendo un buon lavoro. Rispettiamo la sua indipendenza». Le polemiche tuttavia, non si sono placate. Sarà il consiglio Fed di aprile a decidere la tendenza americana del prossimo anno, malgrado le volontà di Trump.