Con la cultura si mangia, lo dicono i dati di Eurostat. Nell’analisi dell’istituto, relativa al commercio internazionale di prodotti culturali e artistici, emerge come la bilancia commerciale tra Paesi Ue ed extra Ue sia in attivo. Prodotti culturali che, oltre a soddisfare il benessere delle persone, rappresentano occasioni di business e carburante per spingere la crescita economica.
I beni che Eurostat ha preso in considerazione nel suo paniere sono «prodotti della creatività artistica che trasmettono valori artistici, simbolici ed estetici, si va dagli oggetti d’antiquariato alle opere d’arte, dai libri ai giornali, dalle foto ai film, dai tessuti alle mappe e ai disegni e ai progetti architettonici, dalla musica agli strumenti musicali, compresi cd, dvd, videogiochi e console, mezzi che consentono l’accesso ai contenuti culturali. Escludendo il commercio internazionale di licenze e diritti».
Per bilancia commerciale si intende un conto nel quale viene registrato l’ammontare delle importazioni e delle esportazioni di merci di un Paese. Il saldo di bilancia commerciale corrisponde alla differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni di merci. Eurostat ha preso in analisi 7 anni, dal 2008 al 2015, e andando a ritroso si scopre che nel 2008 il saldo commerciale dei beni considerati era in deficit per un valore complessivo di 2.068 milioni di euro. Insomma in quell’anno l’Ue importava beni culturali più di quanti non ne esportasse.
Nel 2015 invece la situazione appare capovolta: si registra infatti un avanzo commerciale pari a 2.786 milioni di euro. I beni che più hanno concorso a configurare questo dato sono le opere d’arte, ovvero dipinti, incisioni, disegni, sculture, insieme agli oggetti di antiquariato. Ma tassi di crescita nelle esportazioni fuori dall’Ue si sono registrati anche per strumenti musicali, foto, pellicole e mappe.
Male invece giornali, riviste e periodici, con un tasso di crescita in flessione sia per quanto riguarda le importazioni che le esportazioni. Stesso discorso per film, videogiochi e console. Per queste due categorie vale la medesima analisi: la fruizione dei contenuti su nuovi supporti, l’immaterialità degli stessi contenuti, penalizza e condanna al ridimensionamento i flussi commerciali di vecchi strumenti quali cd, dvd e dischi in vinile.