I giovani sono sempre più lontani dal mondo delle professioni. Stando a quanto emerge da una ricerca, pubblicata oggi dal quotidiano Il Sole 24 Ore, gli Albi professionali non catalizzano più l’interesse di chi si affaccia sul mondo del lavoro. I dati relativi agli esami di abilitazione tenuti tra il 2006 e il 2015 parlano chiaro: i candidati all’accesso in oltre 20 categorie si sono ridotti drasticamente, da 79 mila a 55 mila. Un calo di quasi un terzo, a cui corrisponde un decremento del 28% dei promossi, 42 mila nel 2015. Una situazione completamente diversa da quella che si era registrata all’inizio degli anni 2000, quando gli accessi alle professioni avevano registrato ottime cifre. Un peggioramento le cui cause sono da ricercare nella crisi economica e nel calo delle iscrizioni universitarie.
I dati. Una delle professioni che ha subito i cali maggiori è sicuramente quella dei notai, con una perdita del 56% degli iscritti. Un indebolimento dovuto non solo alle nuove modalità della prova, ma anche al calo degli iscritti alle facoltà di giurisprudenza. Nell’ultimo decennio si sono dimezzati anche gli aspiranti chimici e dottori commercialisti. Tra gli architetti per la prima volta le cancellazioni dall’albo hanno superato le iscrizioni: quest’anno il saldo è negativo, di 230 elementi. Menzione a parte meritano gli ingegneri: per il Centro Studi di categoria in alcune specializzazioni l’abilitazione ha una scarsa utilità. Per questo, sono calati i candidati iscritti all’esame, ma sono in realtà in aumento sia i laureati nel settore che gli iscritti totali all’Albo professionale. Hanno registrato invece un trend positivo gli aspiranti biologi, farmacisti, assistenti sociali e medici. Tra queste categorie, la crescita maggiore è spettata agli agrotecnici: +42% dei candidati agli esami, grazie soprattutto all’ingresso dei laureati post-riforma, che hanno sostituito i semplici diplomati.
Il paradosso. Nonostante il calo degli iscritti agli esami di accesso, il numero totale degli iscritti agli Albi è aumentato di circa 1,6 milioni in 10 anni. Una crescita del 22%, secondo i dati forniti dai singoli Ordini. Il fenomeno però si spiega con la dimostrata tendenza di chi non esercita più a non cancellarsi comunque dall’Ordine. Un’altra ragione è l’allungamento dell’età lavorativa, per cui i nuovi ingressi nei singoli Albi non vengono bilanciati da un numero sufficiente di pensionamenti.
Le prospettive di reddito. È indubbio che oggi più che mai i giovani guardino alle nuove professioni soprattutto nell’ottica dei possibili guadagni futuri. Non è un caso dunque che le categorie che hanno registrato un calo degli iscritti corrispondono a quelle che hanno visto i maggiori ribassi degli introiti medi. I notai, ad esempio, in un decennio hanno perso circa il 36% del loro reddito, pur rimanendo la categoria più ricca. Una tendenza che porta i giovani a cambiare le loro scelte già nel periodo universitario, preferendo un percorso con una più equa proporzione tra sacrifici attuali e benefici futuri.