La legge sul testamento biologico riprende il suo percorso. Dopo essere rimasto nella palude per oltre otto anni, a partire dalla vicenda Luana Englaro, il testo approderà alla Camera il 13 marzo. La tragedia di Dj Fabo, morto in Svizzera dopo un’agonia di mesi, ha dato la scossa necessaria per sbloccare l’iter di approvazione del decreto sulle Dat, ovvero le Disposizioni Anticipate di Trattamento, che garantirebbero al malato la possibilità di esprimere le proprie volontà in materia di cure mediche. Nel decreto sono contenute le norme per garantire l’autodeterminazione del malato rispetto ai trattamenti sanitari, inclusa la possibilità di rinunciare ai trattamenti di nutrizione e idratazione artificiali.
Marco Cappato, il radicale indagato per istigazione al suicidio per aver aiutato Dj Fabo, è pessimista e disilluso rispetto alle reali possibilità di approvazione della legge. «In queste condizioni di mancanza di volontà politica, tutte queste scadenze rimangono scritte sulla sabbia» commenta il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. Anche perché il cammino parlamentare del testo, licenziato il 16 febbraio scorso in Commissione Affari Sociali, sta procedendo con una serie di slittamenti. Inizialmente l’arrivo alla Camera era stato calendarizzato per fine febbraio. Poi il rinvio al 6 marzo. Infine lo spostamento al 13. E non è detto quindi che ci potrà essere un’approvazione in tempi brevi.
Isabella De Monte, europarlamentare del Pd, sottolinea: «Il caso di Dj Fabo, nella sua drammaticità, ha impresso una spinta necessaria e doverosa su una materia sulla quale persistono delle resistenze». E conclude: «Il Paese è più che maturo per una norma sul testamento biologico».
Sullo sfondo resta il dibattito sulla regolamentazione della eutanasia. L’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ora leader del Movimento sovranista, è categorico: «Una legge che consenta l’eutanasia apre la strada per uno sterminio di massa contro i soggetti più indifesi e abbandonati».