Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Renato Guttuso e Bruno Caruso. Sono queste alcune delle firme autorevoli apparse su L’Ora, quotidiano siciliano che chiuse i battenti nel 1992. Stasera, al cinema Rouge et Noir di Palermo – alla presenza del presidente del Senato, Pietro Grasso – sarà presentato il docufilm realizzato da Antonio Biella, che ripercorre proprio la storia di questo piccolo ma grande giornale. Che, in più occasioni, ha denunciato la mafia senza timore.
“La corsa de L’Ora” – è questo il titolo dell’opera – si concentra sugli anni della direzione di Vittorio Nisticò, tra il 1954 e il 1975. Il documentario, infatti, intreccia le vicende del quotidiano con i fatti realmente accaduti a Palermo in quel periodo. Evidenziando l’impegno dei tanti letterati, giornalisti e scrittori – siciliani e non – che parteciparono con entusiasmo a questo progetto editoriale, che non fu soltanto una testata di opposizione. Appaiono, allora, numerose testimonianze all’interno del film, reporter cresciuti nella redazione di Piazzetta Napoli e attualmente noti sulle pagine nazionali: Marcello Sorgi, Francesco La Licata, Franco Nicastro, Antonio Calabrò, Letizia Battaglia e Piero Violante, solo per citare alcuni nomi. Ad interpretare, invece, il direttore Nisticò, è stato uno dei migliori attori della scena teatrale italiana: Pippo Delbono.
«La cosa che mi ha più stupito studiando e cercando tra gli archivi degli articoli pubblicati su L’Ora è lo spessore culturale di questo piccolo giornale siciliano» ha affermato il regista Biella. «Nelle pagine della cultura vi erano anche i contributi di Vincenzo Consolo, Michele Perriera, Danilo Dolci, e tanti altri intellettuali che bazzicavano in quella redazione». Aggiungendo con stupore: «A volte, leggendo gli articoli di Leonardo Sciascia, mi sono chiesto come fosse possibile che un quotidiano letto da una piuttosto scarna ed eterogenea popolazione, potesse avere un livello così alto di analisi politica, sociale e culturale».
A curare la fotografia di “La corsa de L’Ora”, comunque, è stato Daniele Ciprì – sue le immagini in alcune pellicole di Marco Bellocchio – mentre al montaggio ha lavorato Marzia Mete. Le scenografie, poi, sono di Fabrizio Lupo, il suono di Danilo Romancino e i costumi di Dora Argento.