La direttrice d’orchestra italiana Speranza Scappucci sarà la prima donna nella storia a dirigere l’orchestra di Vienna durante il Wiener Opernball. «Mi stavo riprendendo dal jet lag quando ha squillato il telefono e mi è arrivata la proposta» racconta lei all’Ansa.
Pendolare tra Vienna e New York. Una vita di studio e concerti e premi internazionali. Da una parte all’altra del mondo e colleziona un record dietro l’altro. Lo scorso novembre sempre all’Opera di Vienna è stata la prima italiana a salire sul podio. Due mesi dopo ha coronato il sogno di dirigere l’opera di Mozart “Così fan tutte” all’Opera di Roma, sua città. La bacchetta del talento italiano darà il “la” il prossimo 23 febbraio a uno degli eventi più attesi dell’anno. Un mix di mondanità, romanticheria e nostalgia principesca. Lo storico ballo dell’Opera di Vienna è l’appuntamento centrale del programma del carnevale viennese.
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— Speranza Scappucci (@speranzascapp) February 23, 2017
«Credo che sia positivo portare l’attenzione sul fatto che nella musica ci siano donne di talento». Scappucci risponde con queste parole alla domanda di Marzia Apice, giornalista dell’Ansa. Le chiedeva come mai in Italia faccia notizia una donna alla guida di una importante orchestra, mentre all’estero la presenza femminile è sempre più frequente.
Secondo la giovane direttrice però «non è vero che la crisi della cultura c’è solo in Italia, in realtà c’è ovunque. Anzi io vedo molti miglioramenti in Italia. Ci sono tanti teatri che ce la stanno mettendo tutta». Fa un esempio. Anche se «vive un momento difficile» l’Opera di Roma ha dimostrato che «con una gestione efficace si può produrre bene. Spero che la situazione migliori e che la politica si occupi della cultura, tanto più che la lirica è nata in Italia».
Dal grande maestro Riccardo Muti ha appreso a dirigere i cantanti e il coro. Un modo di «lavorare certosino che credo mi sia riconosciuto» dice lei. Ama il jazz, la canzone italiana e la musica americana. Però ammette: «quando per sette ore lavoro nella musica, quello che preferisco è il silenzio».