È una frenata politica quella di Beppe Grillo sullo stadio della Roma. Il leader del Movimento 5 Stelle, ieri a Roma per incontrare la sindaca Virginia Raggi, ha dichiarato: «Nessuno dice di no allo stadio, diciamo di sì ma in un’altra area della città». Non una chiusura definitiva, ma una strizzata d’occhio alla base del movimento, in maggioranza contraria all’opera.
I timori- Grillo sa perfettamente quanto la questione peserà sulla giunta romana. Le questioni sul tavolo sono molte. Prima di tutto la possibile bocciatura in aula del progetto, dato che molti consiglieri sono contrari. Poi la Soprintendenza per i Beni culturali, che ha posto dei paletti, magari superabili, ma di certo non trascurabili. E poi il rischio idrogeologico, che lo inquieta il leader dei Cinque Stelle. «Ma siamo pazzi? Non possiamo mettere in piedi un progetto con il rischio che poi tra due anni qualcosa non funzioni e si inondi tutto» ha tuonato dopo aver visionato il progetto insieme al suo staff di architetti e legali.
La decisione- All’inizio l’idea era quella di rinunciare, ma la rinuncia completa significherebbe non solo attirarsi l’accusa di disfattismo, ma anche pagare alla Roma una penale, in base all’accordo siglato da società e Comune sotto la giunta Marino. Da qui la ricerca di un compromesso, per poi passare la palla comunque alla Raggi. « Poi sceglieranno la giunta e il sindaco» ha chiosato Grillo.
Le reazioni- Non si sono fatte attendere le reazioni delle parti in causa. Il costruttore Parnasi ha rigettato categoricamente lo spostamento: «Dopo anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto di leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor di Valle» dice in una nota. Tweet amaro invece del presidente della roma James Pallotta « Sarebbe una catastrofe per il futuro della Roma, del calcio italiano e della città» si legge sul suo profilo.