La fame continua a colpire il Continente Nero. Nel Corno d’Africa, infatti, 17 milioni di persone rischiano di morire di malnutrizione e di stenti. La dichiarazione ufficiale dello stato di carestia, la prima nel mondo da sei anni a questa parte, suona come un allarme e riguarda due regioni del Sud Sudan, dove gli abitanti censiti sono più di centomila. Il responsabile locale dell’Unicef ha denunciato che solo in questo Paese sono a rischio circa 5 milioni e mezzo di persone, in pratica il 50% della popolazione. Ma la carestia, innescata dalle guerre e da una persistente siccità, sta flagellando l’intero Corno d’Africa e raggiunge più di 17 milioni di uomini, donne e bambini tra Gibuti, Eritrea, Etiopia, Somalia, Sudan e i limitrofi Uganda e Kenya. In quest’ultima area i campi profughi sono diventati enormi agglomerati di tende e baracche nei quali proliferano malattie e violenza.
Così si spiega l’appello congiunto del Pam (Programma alimentare mondiale) e dell’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) che riguarda queste popolazioni, costrette a fuggire da condizioni di vita insostenibili e che attualmente fronteggiano “altre grandi crisi umanitarie globali, rischiando di essere abbandonate, lasciate indietro e dimenticate”. Inoltre, da altre organizzazioni è stato sottolineato come sia difficile portare avanti i progetti di assistenza medica e sanitaria, i programmi nutrizionali, la protezione delle donne e dei bambini a rischio di abusi e violenze”.
Intanto, anche Papa Francesco si è interessato alla vicenda. Al termine dell’udienza generale odierna, il Pontefice ha stigmatizzato così la vicenda: «Un conflitto fratricida si unisce a una grave crisi alimentare che colpisce la regione del Corno d’Africa e che condanna alla morte per fame milioni di persone, tra cui molti bambini». Il Santo Padre ha ammonito gli ascoltatori: «E’ necessario l’impegno di tutti a non fermarsi solo alle dichiarazioni, ma a rendere concreti gli aiuti alimentari e a permettere che possano giungere alle popolazioni sofferenti. Il Signore sostenga questi nostri fratelli e quanti operano per aiutarli».