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HomeEsteri Omicidio Kim Jong-Nam. Spunta il video dell’agguato. Malesia convoca ambasciatori

Omicidio Kim Jong-Nam
spunta il video dell'agguato
Malesia chiama ambasciatori

La polizia malese ritiene che dietro

il delitto ci sia il governo coreano

di Fabio Simonelli20 Febbraio 2017
20 Febbraio 2017

epa05803583 An undated composite handout image released by Royal Police Malaysia on 19 February 2017 showing suspects Vietnamese Doan Thi Huong (top-L), North Korean Ri Jong Chol (top-R), Indonesian Siti Aisyah (bottom-L) and Malaysian Muhammad Farid Bin Jallaludin (bottom-R) while arrested in connection with the of Kim Jong Nam, North Korean leader Kim Jong-un's half brother. According to reports, the North Korean embassy in Malaysia asked Malaysian authorities to hand over the body of 46-year-old North Korean-named Kim Chol, who was allegedly assassinated at Kuala Lumpur's international airport in Malaysia on 13 February and whose body has been kept at the Kuala Lumpur General Hospital since the incident. Media reports state that Kim Chol, an alias apparently used by Kim Jong-nam, the half-brother of North Korean leader Kim Jong-un, was attacked by two women with chemical sprays EPA/ROYAL MALAYSIA POLICE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Le immagini sono quelle dell’ aeroporto di Kuala Lumpur. Un video delle telecamere di sicurezza sembrerebbe mettere un po’ di ordine nell’intricata vicenda dell’omicidio di Kim Jong-Nam, il fratellastro del leader nord coreano Kim Jong-Un, ucciso mercoledì scorso in Malesia.  Nel filmato si vede l’uomo aggredito alle spalle da una donna che lo soffoca con un fazzoletto, probabilmente imbevuto di veleno. Con l’aiuto di una complice la donna si mischia tra la folla, mentre Kim Jong-Nam si dirige da due guardie della sicurezza mimando il gesto dell’agguato.

https://www.youtube.com/watch?v=E6-DIV-4Ovs

Non si placano nel frattempo le polemiche tra i due Paesi su chi debba occuparsi delle indagini. Il governo di Kuala Lumpur non l’ha fatta passare liscia all’ambasciatore coreano Kang Chol, che venerdì aveva indetto una conferenza stampa per insinuare che la Malesia avesse «qualcosa da nascondere» e che l’esecutivo «fosse colluso e avesse agito sotto l’influenza di forze esterne». Oggi è stato prontamente convocato dal ministero degli Esteri, insieme con il suo collega malesiano a Pyongyang. Dopo il colloquio con i vertici governativi malesi, Kang ha rincarato la dose. «Al momento, non possiamo fidarci delle indagini svolte. Aumentano solo i dubbi che potrebbe esserci qualcosa d’altro dietro» ha dichiarato. Di tutt’altro avviso la polizia. Sarebbero cinque i sospetti identificati, tutti nordcoreani, che avrebbero lasciato il paese il giorno stesso. Concetto ribadito anche da Jeong Joon-Hee, il ministro sudcoreano per l’unificazione, che aggiunge che «ci sarebbe il governo nordcoreano dietro l’incidente».

In questo intrigo zeppo di misteri, anche la Corea del Sud recita la sua parte. Da Seul filtra preoccupazione per le possibili provocazioni dal Nord. Il presidente reggente Hwang ha riunito d’urgenza il Consiglio di sicurezza nazionale, dicendo che l’attacco in Malesia è stato condotto in pubblico con un’azione definita un «inaccettabile crimine». Il video sarebbe una prova dell’efferatezza che Kim usa pur di garantirsi il potere.

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