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Presenze in parlamento
come si contano
e cosa non sappiamo

Le analisi di Openpolis

rivelano poca trasparenza

di Giulia Turco13 Febbraio 2017
13 Febbraio 2017

Qualche giorno fa il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan parlava di fronte a un’aula praticamente vuota durante il question time al Senato. Il tema dell’assenteismo è sempre di grande interesse e stringe in nodi critici la politica, la stampa e l’opinione pubblica. Questo perché la confusione regna sovrana e le istituzioni stesse lasciano molte zone d’ombra in materia. Spesso non è chiaro come siano organizzati i lavori in aula, né tantomeno come vengano conteggiate le presenze dei parlamentari. Una cosa è certa: maggiore trasparenza sull’attività svolta quotidianamente in parlamento, aiuterebbe ad arginare il clima di sfiducia nei confronti delle istituzioni.

I dati. Ad oggi, in media, alla Camera i deputati risultano assenti al 21,68% delle votazioni. Il gruppo con la media più alta è Forza Italia (39,98%), seguito da Fratelli d’Italia (32,31%) e dal gruppo Misto (30,32%). I tre deputati con la percentuale più alta di assenze sono Antonio Angelucci, Marco Martinelli e Francantonio Genovese, tutti di Forza Italia. Al Senato invece, i campioni di assenteismo sono Nicolò Ghedini, Denis Verdini e Giulio Tremonti. I parlamentari hanno specifici obblighi di partecipazione espressi dalla Costituzione. Secondo l’Art.48 – Regolamento della Camera – è dovere dei deputati partecipare ai lavori; l’ Art.1, comma 2 – Regolamento del Senato, dichiara che i senatori hanno il dovere di partecipare alle sedute dell’Assemblea e ai lavori delle Commissioni.

Votazioni elettroniche. Come è possibile tuttavia monitorare il rispetto di questi compiti? Il quadro risulta complesso. Un primo ostacolo è dovuto al fatto che il conteggio delle presenze non avviene sulla base delle sedute in aula, ma sulle singole votazioni elettroniche. All’interno di una seduta infatti, si possono tenere numerose votazioni. Se venissero contate le sole sedute, basterebbe una sola votazione per risultare presente. Tenere traccia delle votazioni consente di assegnare la responsabilità politica in materia di decisioni del parlamento. Tuttavia, come denuncia la campagna #parlamentocasaDiVetro, attualmente nelle commissioni parlamentari le votazioni elettroniche non sono istituzionalizzate. Questo impedisce di individuare i diretti responsabili di una decisione e soprattutto impedisce di monitorizzare le singole presenze. Risulta, dunque, uno strumento manchevole.

Missioni parlamentari. La situazione si complica aggiungendo le cosiddette “assenze giustificate”. Alle votazioni in aula infatti, un parlamentare può risultare non solo presente o assente, ma anche in missione. In quest’ultimo caso il politico non può partecipare in quanto impegnato in compiti istituzionali. La dicitura “in missione” però, è circondata da ben poca trasparenza, in quanto non viene specificata l’attività esatta e la sua durata. La confusione è aumentata dal fatto che i congedi sono segnati senza distinzione dalle missioni. Risulta quasi impossibile un controllo preciso se si considera che per di più, anche in congedo o missione i parlamentari possono partecipare formalmente ai voti più importanti. Nella XVII legislatura i deputati sono risultati in missione nell’11% delle votazioni elettroniche. I gruppi con la media più alta sono risultati essere Area popolare, Fratelli d’Italia e Democrazia solidale – Centro democratico. Una media leggermente inferiore al Senato con l’8,74%, con in cima alla lista Aut-Psi-Maie, Area popolare e Lega Nord.

Doppi incarichi. Il 63% degli attuali ministri è anche parlamentare. E il 77% del governo è anche deputato o senatore. Nel nostro assetto costituzionale la carica di membro del governo è infatti compatibile con l’esercizio del mandato parlamentare. La conseguenza però, è che i parlamentari dotati di doppio incarico partecipano in media solo al 10% delle votazioni.

Decurtazioni alla diaria. A garanzia dello svolgimento libero del proprio mandato i membri del parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge: un importo netto di 5.000 euro mensili per i deputati e di 5.300 per i senatori. A queste cifre vanno di norma aggiunti vari rimborsi, per le spese relative all’esercizio quali trasporti e soggiorni a Roma Tale diaria è una voce di spesa importante, che corrisponde a un totale di 12.000 euro mensili. La diaria viene decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza. Tuttavia per essere considerati presenti basta partecipare al 30% dei voti della giornata. Per di più, c’è una totale mancanza di trasparenza sulle modalità con cui eventuali decurtazioni vengono applicate. Le informazioni non sono rese note.

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