A Roma da mesi tengono banco scandali e inchieste giudiziarie. Per cercare di comprendere meglio le ragioni e le origini di questa crisi politica e sociale, abbiamo rivolto delle domande al Professor Massimo Cacciari.
Professor Cacciari c’è una crisi della politica a Roma? Di che entità?
«Crisi della politica a Roma come ovunque! In tutta Europa, in tutto l’Occidente. Quindi niente di assolutamente particolare a Roma, dove tra l’altro la crisi dura da anni»
Qual è l’origine di tutto questo?
«Sono una serie infinita di concause, tra cui alcune generalissime che c’entrano con Roma così come c’entrerebbero con Milano, con Parigi o Londra. E poi la gestione particolarmente sciagurata di un passaggio difficile quando, per una somma di incapacità e di difficoltà obiettive di gestione, è andata in crisi la giunta Marino. Ma queste cause specifiche spiegano solo il 5% della crisi generale. Una crisi della forma partito, della selezione della classe politica, della democrazia rappresentativa. Tutte le crisi che viviamo, una volta a Roma, un’altra volta a Napoli o Milano, sono tutti epifenomeni di una crisi di sostanza, di struttura, bisogna essere ciechi per non vederlo. Cosa vuole che c’entri la Raggi o Marino? Si tratta di partiti che non ci sono più, che non riescono a selezionare una classe dirigente, di uno scollamento drammatico tra opinione pubblica, società civile e forme della politica»
Ma Roma è veramente così ingovernabile? Si ha l’impressione che nessuno riesca a mettere a posto tutte le storture di questa città, a cominciare dai servizi.
«Sono discorsi vecchi, è chiaro che in certe situazioni europee, Mezzogiorno d’Italia tra queste, le condizioni economiche e sociali sono più in crisi che a Stoccolma oppure Oslo. Anche questo è un discorso vecchio come il cucco! Quando mai a Roma le condizioni di vita e i servizi sono stati all’altezza di quelli di certe grandi città europee? È una arretratezza generale del nostro Mezzogiorno, Roma fa parte anch’essa tutto sommato della questione meridionale, e inoltre vi è a Roma la presenza esorbitante di strutture ministeriali e simili. Questo ha reso più difficile la crescita di una società civile imprenditoriale. Una città che per il 90% vive di rendite ministeriali, burocratiche e amministrative, chiaro che non diventerà mai Milano o Monaco oppure Londra»
Professore qualora la giunta Raggi non dovesse riuscire a rimettere a posto Roma quali, a suo parere, le prospettive?
«Come si fa a rimettere a posto città come Roma, Napoli o Palermo se non attraverso una vera rivoluzione culturale e politica nazionale? Come possono essere messe a posto situazioni incancrenite da decenni solo attraverso un sindaco o una giunta? Occorrono medicine straordinarie per affrontare, in Italia, la questione meridionale, la questione di Roma, di Napoli, di Palermo, sono questioni per cui ci vorrebbe una grande politica non solo nazionale, ma europea. Si tratta di affrontare i problemi del Mezzogiorno d’Europa»
Quindi le prospettive per i romani sono proprio nere?
«Con un quadro politico di questo genere è chiaro che siano nere. Il quadro politico generale è tale che impedisce di affrontare questioni strutturali del genere. La crisi di una Capitale come Roma non è risolvibile attraverso restauri di giunte. Le questioni della Raggi sono il sintomo ultimo di questa crisi di sostanza»