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HomeCronaca Gli amanti di Saronno, l’infermiera in carcere risponde agli inquirenti

Amanti killer di Saronno
l'infermiera in carcere
risponde agli inquirenti

Somministravano farmaci letali

Procede l'inchiesta dei carabinieri

di Giulia Turco01 Febbraio 2017
01 Febbraio 2017

Il “dottor morte” e l’“infermiera killer”. Così li avevano definiti, i due amanti del pronto soccorso di Saronno, arrestati lo scorso 29 novembre con l’accusa di essere responsabili di morti in corsia, per la somministrazione di farmaci letali.

È in corso da ieri mattina nel carcere di Como l’interrogatorio fiume di Laura Taroni, l’infermiera quarantenne accusata della morte dell’ex marito e della madre, che per la prima volta ha accettato di confrontarsi con gli inquirenti. Durante l’interrogatorio di garanzia con il pm Cristina Ria e il procuratore della repubblica Gianluigi Fontana, Taroni si era inizialmente avvalsa della facoltà di non rispondere. Lui invece, l’anestesista Leonardo Cazzaniga, accusato anche di altri quattro omicidi in corsia, aveva respinto l’accusa di omicidio volontario. Durante il suo interrogatorio aveva spiegato che la somministrazione dei farmaci serviva “per alleviare le sofferenze” dei pazienti.

Ieri il confronto della donna con gli inquirenti è andato avanti fino a sera; il suo avvocato Monica Alberti ha reso noto che si prolungherà anche per tutta la giornata di oggi. “L’interrogatorio ha riguardato tutta la vicenda ed è stato richiesto dai magistrati – ha spiegato il legale – Laura è stanca e provata, ma sta rispondendo a tutte le domande passo dopo passo. Vuole fare chiarezza su ogni minimo aspetto.”

L’inchiesta dei carabinieri di Saronno coordinata dalla Procura di Busto Arsizio, che ha portato all’arresto della coppia, è dunque tutt’ora in corso. Gli iscritti al registro degli indagati a vario titolo risultano 15, tra cui i membri della commissione ospedaliera, chiamati a giudicare il comportamento del medico in corsia.

“Secondo te potrei essere accusato di omicidio volontario? Se si documenta che ho praticato l’eutanasia… ” dubitava l’anestesista in cerca di conferma nell’infermiera amante. E lei replicava: “L’eutanasia è un’altra cosa…”, spingendolo così ad agire. Nei corridoi dell’ospedale lo chiamavano “Protocollo Cazzaniga”, quel procedimento inventato dal medico che si auto-attribuiva il potere di disporre della vita e della morte delle persone. Un meccanismo diventato abituale nel corso degli anni, che lui applicava ai malati terminali arrivati al pronto soccorso. Le morti sospette, per le quali è stato escluso il movente economico, risalivano al periodo tra il febbraio 2012 e l’aprile 2013. Le indagini erano scattate nel giugno 2014, in seguito alla denuncia di un’infermiera al nucleo operativo dei carabinieri di Saronno.

L’asservimento della donna era diventato totale, disposta a tutto per compiacere il delirio di onnipotenza di quello che, dopo la separazione dal marito, era diventato il suo amante. “Se vuoi uccido anche i bambini”. “No, i bambini no”. Era stata la conversazione shock intercettata poi dai carabinieri, che rivelava la nuova proposta omicida della donna. Avrebbe offerto dunque anche i suoi due figli, di 9 e 11 anni, “l’angelo blu” e “l’angelo rosso”, come li chiamava. Laura Taroni si è detta ora preoccupata della sorte dei figli, finiti coinvolti nella vicenda. Un consulente psichiatrico è costantemente al lavoro in carcere per assisterla.

I pm avevano chiesto i domiciliari anche per il primario del pronto soccorso, Nicola Scoppetta, inizialmente non concessi dal giudice. La decisione del Tribunale del Riesame sul suo arresto è attesa per i prossimi giorni.

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