La sentenza pronunciata ieri dalla Consulta sulla legge elettorale apre numerosi scenari. Raggiungere la maggioranza di governo sarà ora più difficile. La politica si interroga su possibili alleanze e modifiche in senso maggioritario o proporzionale. Oltre le polemiche scoppiate all’interno della stessa magistratura, si registra anche l’intervento della Cei.
La Consulta La sentenza sull’Italicum ha bocciato il ballottaggio, salvando il premio di maggioranza. L’italia già si trovava con due leggi elettorali distinte, ma ora la situazione si complica. Alla Camera dei deputati vige l’Italicum corretto dalla Consulta – ribattezzato da Grillo Legalicum – che non prevede liste, ma offre un premio di maggioranza a chi ottiene il 40%. Tuttavia nessun partito, ad oggi, sembra in grado di superare questa soglia. Al Senato vige invece il Consultellum che non prevede premi, ma consente di fare coalizioni. In queste condizioni nessun partito sarebbe in grado di governare con una solida maggioranza. La sinistra fa pressing per un sistema maggioritario.
Pensare alla famiglia «Non si risponde ai populismi con proposte a mezz’aria». Il monito è arrivato dalla Conferenza episcopale italiana. «Abbiamo due leggi elettorali entrambe frutto dell’intervento della magistratura. Credo che sarebbe bene che il mondo politico non salti subito per decidere quando votare, ma rifletta sul fatto che non è normale che sia la magistratura a decidere». Lo ha dichiarato ieri il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, rispondendo alla stampa che gli chiedeva un parere in merito alla sentenza della Consulta sull’Italicum. Occorre pensare ai problemi veri della gente con «un piano nazionale contro la povertà e decreti attuativi che diano concretezza a provvedimenti a favore della famiglia» ha precisato Galantino.
Dibattito Pd Una voce fiduciosa si leva dalla minoranza Pd. «Troverei una rinuncia della politica farsi dettare le regole da una sentenza, che è giusto rispettare, ma che rischia di consegnare a lungo l’Italia alle larghe intese». La via è indicata in una intervista alla Stampa da Gianni Cuperlo, che ha dichiarato: «Serve una legge elettorale condivisa e capace di combinare rappresentanza, governo e un nuovo legame tra territori ed eletti». Una buona legge con «un impianto proporzionale con collegi uninominali e un premio fisso di incentivo alla governabilità». E conclude: «Serve un leader, ma un leader da solo non basta. Serve una guida solida, competente e capace di unire».
Prodi «Non do giudizi sulla sentenza della Consulta, le sentenze sono sacre» ma per il sistema elettorale «oggi mi oriento verso collegi uninominali il più possibile piccoli, da settantamila elettori circa». Lo ha sottolineato ieri l’ex premier Romano Prodi durante la presentazione del libro “La Repubblica degli italiani”. «La prima Repubblica non ritorna, siamo di fronte alla frammentazione della società» per cui un sistema elettorale maggioritario è preferibile. Il sistema proporzionale che viene fuori dall’Italicum corretto dalla Consulta non offre prospettive di governi stabili e «il Paese è inquieto», ricorda Prodi.
A riproporre il sistema proporzionale è invece un altro ex premier, Silvio Berlusconi, che apre alla Lega. Votazioni subito con «un’alleanza che deve basarsi su valori e programmi condivisi, e non può essere solo una somma di partiti che stanno assieme, costretti dalle regole elettorali», ha dichiarato Berlusconi oggi sulle pagine del Foglio. Grillo infine chiede l’intervento di Mattarella e polemizza: applicare il Legalicum al Senato o sciogliere le camere.