Troppe fughe di notizie, indagini eccessivamente lunghe e distorsioni del processo mediatico. Su questi temi si apre oggi a Roma l’anno giudiziario 2017, con gli interventi di Giovanni Canzio e Pasquale Ciccolo, rispettivamente primo presidente e primo procuratore della Cassazione, e la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per la prima volta però non sarà presente l’Associazione nazionale magistrati (Anm), viste alcune discrepanze con il governo, specie sulla questione dei pensionamenti e della legittimazione ai trasferimenti.
«Merita di essere presa in seria considerazione la proposta di aprire significative finestre di controllo giurisdizionale nelle indagini», dichiara in apertura Canzio. Nello stesso intervento difende la riforma del processo penale che si trova bloccata al Senato e sottolinea il suo no al reato di clandestinità: «Il fenomeno dell’immigrazione ha anche ripercussioni considerevoli a carico dell’amministrazione della giustizia, sia per la gravosa gestione dei procedimenti sia per gli alti costi che comporta». Sulla riforma si rinnova invece la necessità di bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, visto che sarebbe “irrisoria” e colpirebbe solo l’1,3% dei processi (solo 767 nel 2016).
Per Ciccolo l’accento va invece posto sull’aumento delle indiscrezioni riguardo i processi, quello che definisce «fenomeno grave perché rischia di ledere il principio costituzionale di non colpevolezza». Di rimbalzo, Canzi tocca il tema dei processi per corruzione che «nel paese sarebbe molto percepito sia nel contesto pubblico che privato», ma riguarderebbe soltanto lo 0,5% dei dibattimenti. Si ritorna anche sulla questione delle adozioni gay: «La Cassazione non si sottrae, ma serve una legge».
Infine, viene valutata l’Italia in base ai tempi e ai costi delle cause commerciali: il Bel Paese si piazza al 108° posto nel rapporto ‘Doing Business’ che analizza le performance di 190 Paesi. Canzio sottolinea il bisogno di miglioramenti, visto che «i più importanti Stati della Ue sono collocati in una posizione più alta». Inoltre si ribadisce che l’elevato valore delle poste finanziarie in gioco richiederebbe l’intervento di più giudici.