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Iseo: paziente uccide
giovane terapista
in struttura protetta

La vittima stroncata con dieci

coltellate aveva 25 anni

di Marco Assab25 Gennaio 2017
25 Gennaio 2017

Carabinieri davanti alla Cascina Clarabella a Iseo, struttura per persone con disagi mentali, dove è stato fermato l'uomo che avrebbe ucciso a coltellate una assistente di 25 anni, 24 gennaio 2017. Si tratta di un 54/enne di origine marocchina, da tempo ospite della comunità per problemi psichiatrici. ANSA / FILIPPO VENEZIA

Nadia Pulvirenti aveva 25 anni e conosceva bene il suo assassino, Abderrhaim El Moukhtari, un paziente in cura presso la struttura protetta “Clarabella”, dove la ragazza lavorava come terapista della riabilitazione psichiatrica. “Cascina Clarabella” è una cooperativa sociale che, tra le altre cose, si occupa di inserimento lavorativo per persone con disabilità fisica e psichica. Qui, vicino al Lago d’Iseo, in Provincia di Brescia, Nadia era stata assunta un anno e mezzo fa, pochi mesi dopo la laurea.

La giovane aiutava i pazienti nello svolgimento delle attività quotidiane: mantenere pulita la casa, eseguire le mansioni domestiche, fare la spesa, gestire il proprio denaro. El Moukhtari, da anni in Italia con regolare permesso di soggiorno, con una compagna, figli e nipoti, si trovava da diversi anni nella struttura a causa di turbe psichiche. Non aveva mai dato problemi, fin quando nella mattinata di ieri, a causa probabilmente di un malinteso, ha sferrato più di dieci coltellate alla giovane operatrice uccidendola. A nulla sono valsi i tentativi di soccorso a seguito delle urla della ragazza. I due si trovavano in uno degli appartamenti della struttura, ed il delitto è stato compiuto utilizzando uno dei coltelli da cucina che si trovavano in casa.

Dopo l’omicidio El Moukhtari si è precipitato in strada e, incrociando una pattuglia della Polizia locale, avrebbe detto di volersi recare dai Carabinieri. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, l’uomo durante l’interrogatorio avrebbe manifestato la non piena comprensione del gesto, affermando: «Lo so che le donne non si devono picchiare, ho sbagliato. Appena abbiamo finito vado a chiedere scusa a Nadia».

Non è il primo episodio che si verifica. Nel 2013 una psichiatra di 53 anni, Paola Labriola, era stata accoltellata a morte da un paziente in un centro di salute mentale a Bari. Sempre in Puglia, a Trinitapoli, nel 2012, un paziente ne aveva ucciso un altro in una struttura di accoglienza per disabili mentali.

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