È iniziata stamattina alle 9:30 l’udienza della Consulta per stabilire l’incostituzionalità o meno su alcune parti dell’Italicum, la legge elettorale approvata nel 2015, con 184 sì al Senato e 334 alla Camera. La legge di fatto è valida per l’elezione dei soli deputati, perché concepita a fronte della riforma costituzionale, bocciata dal referendum del 4 dicembre.
In apertura la Corte Costituzionale ha dichiarato tardivi tutti gli interventi del Codacons e degli altri cittadini elettori che chiedevano di costituirsi nel giudizio di legittimità. Tredici giudici sono presenti nell’aula della Consulta: Nicolò Zanon è stato il primo a prendere la parola e ha illustrato la causa. Poi, secondo programma, parleranno gli avvocati anti-Italicum e l’avvocato generale dello Stato, Massimo Massella Ducci Teri, per conto della Presidenza del Consiglio.
L’Italicum, lo ricordiamo, è un sistema proporzionale con premio di maggioranza (assegna 340 seggi su 630 alla lista che guadagna almeno il 40% dei voti al primo turno). Se nessuno dovesse raggiungere la soglia prefissata, si va al ballottaggio. Non è comunque previsto l’apparentamento tra liste. I capi lista sono bloccati ma ogni elettore può esprimere due preferenze.
Dopo le ordinanze di cinque tribunali (Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova) si è reso necessario rimandare la decisione sull’incostituzionalità o meno della legge alla Consulta. Il primo ricorso è stato presentato dal tribunale messinese che ha sollevato ben sei dei tredici dubbi di costituzionalità proposti. Ha cesurato: le norme sul premio di maggioranza sia al primo turno che al ballottaggio, la clausola di sbarramento che esclude le liste che non abbiano superato la soglia del 3%, i capi lista bloccati che possono candidarsi in più collegi plurinominali e fare una scelta in seguito, le irragionevoli soglie di accesso al Senato residuate dal Porcellum, e la norma che prevede l’applicabilità della legge anche a Costituzione invariata.
La decisione sarà presa dopo la camera di consiglio a porte chiuse dei giudici. È attesa stasera, ma potrebbe anche slittare a domani. «Tenete conto che la Corte deve lavorare non solo in udienza», ha ricordato il presidente, Paolo Grossi. Ha raccomandato agli interlocutori di essere sintetici e di non riproporre questioni già esposte, per arrivare quanto prima a una decisione.
Secondo le poche indiscrezioni, la Consulta boccerà il ballottaggio e forse le candidature plurinominali, lasciando di fatto un sistema solo parzialmente compatibile con quello del Senato. Ma il presidente della Repubblica auspica un sistema omogeneo per le due Camere. La decisione definitiva spetterà quindi probabilmente al Parlamento.