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HomePolitica Giuseppe Vacciano, il senatore prigioniero che non vuole il vitalizio

Giuseppe Vacciano
il senatore "prigioniero"
che non vuole il vitalizio

«Non capisco perché non si possano

accogliere le mie dimissioni»

di Valerio Toma23 Gennaio 2017
23 Gennaio 2017

Fa notizia la storia di Giuseppe Vacciano, il senatore ex M5s che vuole rinunciare alla sua carica e al suo vitalizio. Ma la “casta” glielo impedisce. E per la terza volta di fila arriva il rifiuto da Palazzo Madama: niente dimissioni. Sono passati due anni dalla prima richiesta, ma Vacciano non molla. Mercoledì prossimo il Senato voterà ancora, per la quarta volta.  “Che sia la volta buona. Incrocio le dita” ha risposto Vacciano. Se così non accadrà il senatore “rischierà” il vitalizio: un privilegio che vuole evitare a priori. La redazione di Lumsanews ha voluto raccogliere la sua testimonianza.

Perché non viene accolta la sua richiesta di dimissioni?

«È una domanda che mi sono fatto in tutte e tre le occasioni in cui sono state respinte le mie richieste. Ormai non mi so più dare una risposta. Fino a un certo punto poteva essere cortesia istituzionale, ma ora non capisco perché non si possa accogliere una questione politica: le mie sono dimissioni fondate su motivazioni politiche. Ho spiegato che la mia richiesta non è sottoposta a pressioni di nessun tipo, quindi si potrebbe fare anche uno sforzo e accoglierle».

 Lei in questi due anni ha più volte scritto al presidente Grasso e ai capigruppo per sollecitarli a “liberlarlo”. Cosa le hanno risposto?

«Sostanzialmente non ho avuto nessuna risposta. In queste vicende non si hanno delle risposte formali alle richieste. Io sostanzialmente ho fatto una richiesta di base, che sono le dimissioni, attraverso una serie di solleciti. La risposata la ottieni nel momento in cui la calendarizzano. Tuttavia non c’è una formalità nelle risposte».

Cosa farà qualora le dovessero respingere nuovamente la richiesta?

«Purtroppo la soluzione è solo quella di proseguire con le richieste, nel senso che ci sono degli impegni parlamentari. La costituzione impone di continuare a lavorare nel posto in cui sei stato eletto. A meno che non votino le mie dimissioni continuerò l’impegno, che ho preso dall’inizio di questa legislatura».

Lei continua a rispettare il codice etico del M5S nonostante non ne faccia più parte dal 2015. Ma esiste ancora qualcuno dei suoi vecchi colleghi, che appoggiano il suo impegno a evitare l’ottenimento del vitalizio?

«Credo di sì, perché comunque tutti quelli che sono entrati con me nel M5S hanno, al di là della formazione politica, sottoscritto degli impegni anche etici. Siamo entrati in Senato con quella idea, quindi immagino che chiunque dovrebbe seguire la stessa linea di pensiero. È indipendente dalla parte politica è una questione di correttezza personale e formale».

 

 

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