Una lettera, piena di rabbia e delusione, quella mandata ieri dal presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro a Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, a Nichi Vendola, presidente del Sel, e a Riccardo Nencini, segretario nazionale del Psi. Nel documento si chiede da parte dell’Idv un chiarimento sull’esclusione della candidatura del partito di Di Pietro alle prossime primarie.
Le richieste di Di Pietro. Nella lettera il leader dell’Idv si appella al documento “Carta di intenti” nella sua versione varata dai partiti PD, SEL, PSI, alla sezione “Modalità per la presentazione delle candidature” dove Di Pietro scrive che ci sono due articoli (il 3 e il 4) che sembrano non convincere il suo partito. I due articoli mettono in evidenza la differenza fra “Coalizione Bene Comune” e “Coalizione di Centrosinistra”. La prima è inserita nella Carta di intenti, invece l’altra sarebbe la coalizione di cui fa parte Italia dei valori. Nella lettera Di Pietro ricorda anche la nascita del suo partito, avvenuta a Sansepolcro il 21 marzo del 1998, affermando: «Italia dei Valori è già presente in molte realtà territoriali in unione ai partiti che rappresentante e, soprattutto, segnalo che si voterà per le elezioni provinciali e comunali di molte città e per quelle regionali del Lazio, del Friuli Venezia Giulia e della Lombardia, tutte realtà queste ove non solo siamo già in una coalizione comune, ma abbiamo già concordato di ripresentarci insieme».
Raccolte 20.000 firme. Il magistrato di Mani Pulite, comunque, insieme al suo partito ha raccolto le 20.000 firme previste per presentare una propria autonoma candidatura senza quindi scontrarsi con l’intera coalizione di centrosinistra. Nella lettera Di Pietro scrive ancora: «Il nostro partito chiede formalmente che vi siano incontri chiarificatori tra noi e tutta la nostra Coalizione, onde evitare che divisioni interne al centrosinistra possano riportare al Governo un Centrodestra berlusconiano che tanti danni ha provocato al Paese ed alla credibilità delle istituzioni». L’Idv però non rinuncia a poter prendere parte, insieme a tutta la coalizione, alle prossime primarie. «Chiediamo- spiega Di Pietro- chiarimenti in ordine alla possibilità per Idv di poter partecipare alle primarie- pur senza esprimere propri candidati- con mozioni di sostegno alla Carta d’Intenti».
Una rottura consueta e storica. Non è la prima volta dalla sua nascita che il partito di Di Pietro arriva sul punto di rottura con il centrosinistra. Nel 2001 l’Idv era fuori dalla coalizione del centrosinistra per le primarie, in quanto secondo gli altri partiti il responsabile della sconfitta delle elezioni precedenti. Nel 2005 ci fu il rifiuto di Beppe Grillo a Di Pietro per la candidatura delle primarie 2006. Sempre nel 2006 l’ex forzista Sergio De Gregorio, che venne eletto con i voti del centrodestra ma inserito nella lista con il partito di Di Pietro. De Gregorio, però si rifiutò di rinunciare a dimettersi, nonostante le indicazioni del partito. Un’altra famosa rottura fu quella del 2008 dopo la caduta di Prodi. Di Pietro voleva costruire un gruppo unico in Parlamento con il Pd di Walter Weltroni, ma dopo il voto le cose andarono diversamente e tutto finì con un duro scontro tra l’ex pm e l’allora segretario democratico.
di Marco Stiletti