Quel che è certo è che saranno liberati. Ci tiene a precisarlo il ministro degli esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata – riferendosi a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che da otto mesi sono trattenuti in India nello stato del Kerala – anche se, continua il ministro, ancora «non sono in grado di dire la data».
Nessuno li ha dimenticati i due marò. Su di loro, però, pende ancora l’accusa di omicidio di due pescatori indiani per cui, dallo scorso febbraio, sono in attesa di giudizio. Un giudizio, in realtà, già emesso lo scorso 4 settembre dai giudici della seconda sezione del massimo organo giudiziario di Nuova Delhi, Kabir e Chelameswar, e in attesa di sentenza. Sentenza che non è mai stata emessa in quanto il giudice Kabir è diventato presidente della Corte Suprema indiana. A quel punto è iniziata la serie di rinvii fino all’ultimo che ha posticipato l’udienza al prossimo 8 novembre. Una decisione forse scaturita in seguito alle pressioni da parte del Governo italiano che qualche giorno fa, sempre per bocca del ministro Terzi, aveva dichiarato di essere pronto ad avviare «tutta una serie di azioni a livello internazionale e quel punto si aprirebbe anche sul piano legale una controversia tra stati» nel caso in cui l’Alta corte di Nuova Delhi si fosse pronunciata negativamente sulla vicenda.
Un po’ di storia. Lo scorso 15 febbraio Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si trovavano sulla petroliera “Enrica Leixe” come supporto all’equipaggio in caso di eventuali attacchi di pirati nel golfo di Adem. Quando un’imbarcazione si avvicinò allo scafo, i due marò, temendo un pericolo, avrebbero aperto il fuoco. Secondo le autorità indiane avrebbero, così facendo, ucciso due pescatori. A seguito dell’episodio la polizia locale aprì un’indagine per omicidio. Tuttavia secondo la delegazione italiana composta da rappresentanti dei ministeri di Esteri, Interni e Giustizia, il fatto sarebbe accaduto in acque internazionali e pertanto un eventuale processo si sarebbe dovuto tenere nel paese d’origine della nave, dunque in Italia.
In attesa della sentenza. Tuttavia, nonostante i dibattiti e le polemiche nate in seguito alla vicenda, nessuna mediazione ha portato a risultati soddisfacenti. Attualmente i due marò, che dallo scorso giugno sono in libertà provvisoria a Kochi nello stato del Kerala, attendono che l’Alta corte di Nuova Delhi si pronunci sulla loro sorte. Non rimane che attendere, dunque, l’8 novembre ricordando le parole del ministro Terzi che, in audizione alla Camera, ha ribadito la posizione italiana «cristallina e limpida sul piano del diritto e sulla sovranità in alto mare» e pertanto se esiste «una cognizione dei valori fondamentali nel sistema giuridico indiano, deve esserci una conclusione che vada nel senso a noi favorevole».
Domenico Cavazzino