Quali siano questi “standard” che regolano la comunità di Facebook se lo chiede ogni utente di fronte alle paradossali situazioni che si vivono sul social più utilizzato del mondo. Recentemente un’utente, Arianna Drago, ha denunciato la presenza su Facebook di gruppi che condividono foto di donne, prese all’insaputa della vittima, da altri profili, e che diventano poi bersaglio di commenti volgari, sessualmente espliciti ed incitanti allo stupro. Segnalare a Facebook gruppi di questo tenore è praticamente inutile, perché per il social essi “rispettano gli standard della comunità” e, quindi, rimangono lì dove sono.
Ma l’assurdo si è toccato ieri quando sul suo proprio profilo la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha denunciato che una parte del post con il quale Arianna Drago aveva evidenziato il problema era stato oscurato da Facebook perché “non rispettava gli standard della comunità”. Quali sono dunque questi standard? Domanda nel suo post Boldrini, riassumendo un po’ le perplessità di molti utenti della piattaforma, continuando poi dicendo: “Invece di intervenire immediatamente per chiudere questi gruppi, molti dei quali agiscono ancora sul social network, Facebook ha bloccato lei che li denuncia”.
Ad alimentare ulteriormente le polemiche sull’uso dei social è stato anche un articolo del Fatto Quotidiano, a firma di Selvaggia Lucarelli, dove sono stati portati alla luce alcuni comportamenti singolari su Facebook di Raffaele Sollecito, il ragazzo prima condannato poi assolto definitivamente (insieme ad Amanda Knox) per l’omicidio di Meredith Kerchner, avvenuto 10 anni fa a Perugia. Sollecito postava, in vari gruppi tra i quali “Pastorizia never dies” e “#acazzoduro”, commenti ironici e battute su omicidi e serial killer. Da qui la polemica sollevata dalla nota blogger. Sollecito ha replicato che si tratta solamente di gruppi goliardici, che fanno ironia su fatti e avvenimenti di vita quotidiana, dove si chiacchiera e si raccontano stupidaggini.