Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha pronto un nuovo piano per l’immigrazione. Lavori socialmente utili obbligatori per i richiedenti asilo, ma anche stage nelle aziende per i migranti in possesso di un titolo di studio specialistico: queste le novità più importanti contenute nel pacchetto di misure per fronteggiare la crisi migratoria.
Nel progetto del Viminale chi presenterà la domanda per l’assegnazione dell’asilo politico avrà l’obbligo di svolgere lavori socialmente utili durante i mesi di attesa per l’approvazione della pratica da parte del tribunale. Altrimenti, perderà il diritto allo status di rifugiato.
Altro punto fondamentale del programma sono i nuovi Cie, i centri di identificazione ed espulsione che il ministro degli Interni intende riaprire, portandoli però a uno per regione e con una disponibilità di massimo cento posti ciascuno. Niente più centri di detenzione di massa dunque, ma luoghi dedicati esclusivamente alle pratiche di espulsione e rimpatrio.
Il pacchetto di misure a firma Minniti sta suscitando non poche polemiche all’interno dello stesso Pd, il partito del ministro. L’idea che, anche se modificati, vengano riaperti i famigerati Cie non piace alla minoranza interna, ma neanche ai parlamentari 5 Stelle. Reazioni positive invece sul versante del centrodestra. “Dopo tre anni – ha dichiarato il segretario della Lega Matteo Salvini ai microfoni di radio Capital – danno ragione alla Lega: mi hanno dato del razzista, ma ora anche il governo del Pd parla di controlli, centri di espulsione, respingimenti”. E ha annunciato il voto favorevole alle Camere, se il provvedimento dovesse diventare legge.
E il sindaco di Milano Beppe Sala non manca di rilevare, con una punta di polemica, che queste misure la città di Milano le sta già applicando. “Sono senz’altro più che d’accordo con il ministro Minniti, ma noi già lo stiamo facendo. Penso che quello debba essere il punto di arrivo” ha commentato il primo cittadino.