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La truffa del “bolide” con targa straniera

di Fabio Grazzini15 Ottobre 2012
15 Ottobre 2012

Macchine con targhe dei paesi dell’est, di grossa cilindrata, che sfrecciano per le strade di Roma e Milano senza rendere conto a nessuno delle loro esistenza. Al volante, poi, non certo rumeni o ucraini, ma facoltosi cittadini italiani che, nascosti da discretissimi vetri fumés, hanno trovato l’ennesimo modo per non pagare, in soldi e punti della patente, ciò che rimanda alla loro diretta responsabilità. Niente bollo o multe da liquidare dunque con, in più, la sicurezza di poter evadere impunemente il fisco e il “redditometro”.

Gli ingiusti privilegi.L’ennesima brutta storia di inciviltà è stata fatta emergere recentemente dal periodico on-line Linkiesta, che ha dedicato a questo nuovo malcostume un servizio ad-hoc.
Muoversi per le Penisola con un “bolide” dotato di targa estera consente infatti di diventare un vero e proprio intoccabile: in quanto proprietario di un mezzo straniero, infatti, il conducente non è tenuto a pagare l’imposta di possesso sul veicolo (il bollo auto), oltre a sfuggire tranquillamente agli accertamenti fiscali del “redditometro” e a evitare sia le addizionali sull’imposta di possesso che gli ingenti premi assicurativi italiani.
La targa straniera consente poi altri privilegi: all’autista infatti non può essere revocata o sospesa la patente, e i punti da quest’ultima non possono essere decurtati, escluso il caso in cui non ci sia contestazione immediata del reato (circostanza questa più che inconsueta). La notificazione della contestazione o l’avviso di pagamento delle pene pecuniarie è infatti sicuro – data la complessità del risalire all’accertamento di dati relativi a vetture internazionali – che arriveranno sempre oltre il tempo limite previsto dalla legge italiana: la quale impone che atti di questo tipo decadano, assieme al relativo obbligo di pagamento, se non pervenuti al destinatario «entro un termine ragionevole dell’accertamento dell’infrazione».

L’articolo accomodante. Ma su cosa si basa questa truffa? Tutto nasce da un articolo contenuto nel codice della strada, per la precisione il 132, che consente ai «possessori di autoveicoli con targa estera a circolare in Italia per la durata massima di un anno dalla data di immatricolazione, attestata sul certificato dello Stato di origine», articolo che poi rende obbligatoria, trascorsi i dodici mesi, la registrazione negli elenchi della Motorizzazione civile. La sanzione prevista nell’eventualità che questo onere venga disatteso è però del tutto irrisoria, specialmente se confrontata con tutti i vantaggi sopra elencati: si tratta infatti di un’ammenda che va dagli 80 ai 318 euro.

L’iter per entrare in possesso di una targa straniera. E’ un cittadino ucraino, Andrej K., barista di un locale nel centro di Milano, a spiegare per filo e per segno qual è il procedimento principale utilizzato da questi abbienti per ingannare lo Stato. Rivela infatti che «da quando alcuni paesi dell’est, come la Polonia o la Romania, sono entrati in Europa, è tutto più facile. Il trucco è sempre lo stesso ed è facile per chi ha alle proprie dipendenze un cittadino di quei paesi. Gli si fa intestare, infatti, fittiziamente l’auto, che viene immatricolata e assicurata lì dove non ci sono tasse così alte e i prezzi che avete voi in Italia. L’auto – prosegue Andrej – la utilizzerà sempre “il capo italiano”, ma sfuggirà così agli accertamenti fiscali, al “redditometro”, al bollo auto e al pagamento delle multe. Conosco dei lavoratori polacchi che sono stati obbligati dal loro principale ad intestarsi le sue due Porsche, minacciando, se non l’avessero fatto, il licenziamento».


Fabio Grazzini

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