Avevano acceso un fuoco per scaldarsi, poi l’incendio. Ieri sera in un capannone abbandonato a Sesto Fiorentino (FI), cento extracomunitari, perlopiù somali, hanno rischiato la vita in un rogo accidentale. Il bilancio finale è di un morto e due intossicati. Il primo, un somalo di trentacinque anni, è deceduto durante la corsa verso l’ospedale. Gli agenti lo avevano trovato già in condizioni critiche sul luogo dell’incendio, era probabilmente rimasto intrappolato durante la fuga, mentre tutti cercavano di uscire dall’edificio.
Il capannone, che un tempo ospitava il mobilificio Aiazzone, era stato occupato due anni prima da cinquanta migranti richiedenti asilo senza permesso di soggiorno, tutti provenienti da strutture d’accoglienza, che non volevano separarsi. “Sarebbe bastata un’ordinanza del sindaco per obbligare il proprietario dell’immobile a murare porte e finestre ed evitare l’ennesima tragedia” ha detto Giorgio Silli, responsabile nazionale immigrazione per Forza Italia. Dopo un primo tentativo di perquisizione, in cui gli agenti vennero dileggiati e presi a sassate, la situazione era rimasta statica.
Lo stabile di via Avogadro, ora sotto sequestro, era privo delle condizioni igieniche minime e totalmente impreparato ad accogliere cento persone. Eppure “si viveva in una sorta di limbo dove tutti sapevano, istituzioni comprese, e nessuno faceva nulla” aggiunge Silli, mostrando sconforto. Nella notte la Protezione Civile ha distribuito oltre ottanta coperte e montato due tende di fortuna, per assicurare un riparo a chi lo aveva perso tra le fiamme.
Lorenzo Falchi, il sindaco della città, ha trovato un aiuto nella città di Firenze dove i migranti sono stati trasferiti con due autobus in queste ore. Non appena arrivato, il gruppo si è diretto verso la Prefettura fiorentina in un corteo organizzato dal Movimento di Lotta per la Casa, gridando alla colpa di stato. “Ali Muse è morto per colpa dello Stato” così recita lo striscione che apre la manifestazione. La situazione resta sotto controllo.