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Referendum sul Jobs Act
oggi il giudizio
della Corte Costituzionale

La Cgil punta al ripristino

dell'articolo 18

di Nancy Calarco11 Gennaio 2017
11 Gennaio 2017

Oggi è prevista la decisione della Corte Costituzionale sull’ammissibilità dei quesiti referendari presentati dalla Cgil. Il sindacato si prepara al verdetto della Consulta che si riunirà in camera di consiglio per valutare i referendum abrogativi. Un voto decisivo per il futuro del diritto del lavoro italiano. Quesiti presentati inoltre insieme alla proposta di legge di iniziativa popolare sulla Carta dei diritti universali del lavoro.

L’oggetto dei referendum riguarda la cancellazione dei voucher e il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo ripristinando l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (abolito proprio dalla riforma Renzi-Poletti).  E’ prevista inoltre l’eliminazione delle norme in caso di appalto: al momento sono presenti disposizioni che limitano la responsabilità dell’appaltatore e dell’appaltante nei confronti del lavoratore in caso di violazioni.
La decisione della Corte è molto importante perché renderà possibile il ricorso alle elezioni anticipate. La Cgil ha depositato a luglio oltre 1,1 milioni di firme per ciascuno dei quesiti. A dicembre era arrivato il parere favorevole della Cassazione.

L’obiettivo del primo sindacato italiano è di ripristinare la possibilità di essere reintegrati nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo per tutte le aziende che abbiano meno di 15 dipendenti. Questa possibilità è stata definita un “principio fondamentale” di giustizia sul lavoro.

Per quando riguarda gli appalti si chiede la possibilità di aumentare la responsabilità nei confronti dei lavoratori. La Cgil chiede infatti che sia previsto un identico trattamento per i lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione. Nel frattempo, l’Avvocatura dello Stato ha depositato tre memorie, una per ciascuno dei quesiti, in cui si ritiene che il referendum “si palesa inammissibile”. Il giudizio più duro è quello sulle norme sui licenziamenti, definite “di carattere surrettiziamente propositivo e manipolativo”.

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