Bashar Al Assad sembra disposto a cambiare rotta. Il presidente siriano si dice pronto a «negoziare su tutto» nei negoziati di pace previsti ad Astana, in Kazakistan. Al momento però non è stata fissata alcuna data e non si sa chi rappresenterà i ribelli. In dichiarazioni fatte ai media francesi, riportate dall’agenzia siriana Sana, Assad ha aggiunto che il cessate il fuoco mediato da Russia e Turchia è stato spesso violato dai ribelli. Ha anche difeso il recente raid dell’esercito, volto a riconquistare Wadi Barada, una valle vicino Damasco controllata dai rivoluzionari. Era infatti la principale risorsa idrica della città. Come riporta il giornale inglese The Indipendent, ci sono stati disaccordi tra le forze governative e il gruppo conosciuto come Libero esercito Siriano sul fatto che alcune fazioni presenti a Wadi Barada, legate ad al-Qaeda ed altri gruppi estremistici, facessero o meno parte della tregua.
Interrogato su un possibile passo indietro come presidente-punto chiave per gli accordi di pace- il presidente si è mostrato possibilista. «Certo, ma la mia posizione è legata alla Costituzione” il commento del leader che aggiunge: «Se vogliono discutere di questo punto devono discutere la costituzione. Qualsiasi questione costituzionale deve essere sottoposta a un referendum e il popolo dovrebbe eleggere ogni presidente».
La posizione di Assad si è notevolmente rinforzata lo scorso mese dopo la liberazione di Aleppo, l’ultima città controllata dalla milizie antigovernative nel paese. Nel frattempo le Nazioni Unite hanno dichiarato crimine di guerra il recente bombardamento degli aerei russi nel centro urbano. Infatti aveva colpito anche infrastrutture civili, come ospedali e magazzini di viveri.
In sei anni di guerra civili, sono falliti i numerosi tentativi di portare la pace nella regione, portati avanti dall’Onu. Nel complesso la guerra in Siria ha causato più di 400mila vittime e metà della popolazione del paese è rimasta senza casa.