“Un festival pluralistico, felicemente contraddittorio. Vivo”. Il neo direttore artistico del Festival Internazionale del Film di Roma, Marco Müller, rubato alla Mostra del Cinema di Venezia dopo otto anni di direzione, sembra soddisfatto del risultato e non accetta le provocazioni dei giornalisti delusi per la mancanza di glamour e star nel programma che a parte l’ex Rocky Sylvester Stallone, Bill Murray e Charlie Sheen non prevede altri arrivi hollywoodiani. “Chi l’ha detto che le star sono solo quelle di Hollywood? Ci sono anche quelle dell’Est del mondo” ribatte Müller ricordando che a causa del suo discusso e tardivo insediamento a Roma, fortemente voluto dall’ormai ex governatore della Regione Lazio Renata Polverini, ha avuto poco più di quattro mesi per organizzare il Festival, lavorando in un clima di urgenza. “Abbiamo visto più di 1.500 film, cosa potevamo fare di più?.” Un modo per giustificare un’edizione sottotono? Forse.
Un progetto visionario. La novità di quest’anno è la creazione della nuova sezione cinemaXXI dedicata alle nuove correnti del cinema mondiale. L’orgogolio di Müller, che vede nella collaborazione con il vicino museo MaXXI un passo importante per la realizzazione “del progetto più visionario di questi ultimi anni a Roma, la creazione del Parco delle Arti”. L’inserimento del Museo tra le strutture del Festival che si svolgerà all’Auditorium (9-17 novembre) sopperisce in realtà all’assenza della Sala Santa Cecilia, la più grande, già occupata per importanti concerti a causa dello slittamento del Festival da ottobre a novembre.
Film in gara. “Non abbiamo lavorato per linee tematiche. Le linee del programma sono in rapporto tra di loro come le onde del mare, simili una all’altra ma soltanto in apparenza”. La selezione di Müller prevede 13 film in gara più due film – sorpresa che non possono essere annunciati per proteggere i cineasti in paesi dove la censura rappresenta un problema. Per l’Italia, Il volto di un’altra di Pappi Corsicato con Laura Chiatti e Alessandro Preziosi, E la chiamano estate di Paolo Franchi con Isabella Ferrari e Luca Argentero e Alì ha gli occhi azzurri opera seconda di Carlo Giovannesi. Tra gli altri Müller sottolinea “Eterno ritorno” di Kira Muratova regista ucraina che “mette in discussione il modo stesso di fare cinema”.
“Da dicembre lavoreremo per rinsaldare il rapporto con le grandi produzioni americane. Quest’anno le strategie di uscita di molti film erano già state definite, siamo arrivati tardi”, assicura Müller che sogna una “piazza Barberini trasformata in un grande tappeto rosso”, un palcoscenico per far rivivere via Veneto ela DolceVita, anche solo per nove giorni all’anno. E a chi gli chiede se l’anno prossimo pensa di essere riconfermato dati i mutamenti nello scenario politico risponde: “Voi credete che sono stato chiamato qui perché ho un’etichetta appiccicata al collo?”.
Giulia Prosperetti