Dopo le frasi offensive sui cervelli italiani in fuga, il ministro Giuliano Poletti fa un passo indietro e si scusa postando anche un video sulla sua pagina Facebook: “Mi sono espresso male. Ho sbagliato”.
Ma le scuse pubbliche non sono bastate a fermare le polemiche. Le accuse infatti continuano e sono sempre più dure. Oggi i riflettori sono puntati su Manuel Poletti, giornalista e figlio del ministro. Lui, in Italia, il lavoro l’ha trovato perché “può contare su una generosa mano pubblica”. Questa la sentenza dei social per vendicarsi contro le dichiarazioni del padre. Il giornale di Manuel Poletti, infatti, ha ottenuto i contributi pubblici all’editoria per 191mila euro nel 2015, 197mila nel 2014 e 133mila nel 2013.
“Se 100mila giovani se ne sono andati dall’Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di pistola. Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”, questa è stata la frase che ha provocato l’accesa polemica.
Dopo la gaffe del ministro sui social si è scatenata la bufera. Giovani e meno giovani si sono scagliati contro Poletti. Parole dure sono arrivate anche dal mondo politico. I Giovani Democratici hanno persino invitano al ministro una lettera per invitarlo a dimettersi. Lettera che ha riscosso centinaia di adesioni da tutta Italia.
Poletti, cercando di rimediare all’accaduto, aveva inviato un comunicato per spiegare il suo pensiero ed evitare ulteriori equivoci. Le scuse a mezzo stampa, però, non sono bastate. Da qui la decisione di pubblicare il video Facebook, mezzo di comunicazione tanto amato ed usato dai giovani.
Nel video Poletti sostiene di essersi espresso male e di essere stato frainteso. ” Io non ho mai pensato che sia un bene per l’Italia il fatto che ci siano dei giovani che se ne vanno. Io volevo solo sottolineare che qui ci sono dei giovani bravi e competenti. I ragazzi che vanno all’estero sono una risorsa importante, a tutti noi dobbiamo dare l’opportunità di realizzare il loro futuro nel nostro Paese, oppure laddove li portano i loro percorsi professionali e personali. Questo è il mio pensiero e mi dispiace di non averlo presentato nella maniera giusta”, ha spiegato il ministro.
La bufera che in questi giorni si sta scatenando contro Poletti, però, non riguarda solo i cervelli in fuga. A far discutere anche le sue dichiarazioni sui voucher, i buoni per il lavoro accessorio il cui utilizzo è esploso negli ultimi mesi. Il ministro mette in discussione le norme che li regolano e annuncia possibili riforme. “Il Governo è pronto a rideterminare dal punto di vista normativo il confine dell’uso dei voucher. Abbiamo introdotto la tracciabilità e dal prossimo mese vedremo l’effetto. Se non ci sarà una riduzione della dinamica di aumento ci metteremo le mani” -ha spiegato.