Le dimissioni di Matteo Renzi, in seguito al successo del no al referendum costituzionale, hanno portato ad un’altra crisi nella diciassettesima legislatura, ed alla successiva nomina di Paolo Gentiloni a capo del nuovo governo. Dalle ultime elezioni politiche del 2013 si tratta del terzo esecutivo nominato, in media uno all’anno.
Nonostante i numerosi cambi di gruppo avvenuti in parlamento negli ultimi anni, il governo Gentiloni presenta molti elementi di continuità con quello precedente, sia per quanto riguarda la maggioranza a sostegno che i membri che compongono la squadra di governo.
Da un confronto dettagliato emerge che nel nuovo esecutivo ci sono due ministri in più (18 contro 16) ma che almeno dodici di loro hanno mantenuto lo stesso ruolo che ricoprivano con Renzi, a partire da Pier Carlo Padoan, pronosticato, nelle ore successive le dimissioni dell’ex premier, come suo probabile successore ed è invece rimasto all’economia. Stessa sorte per Graziano Del Rio, che mantiene la responsabilità del dicastero di infrastrutture e trasporti.
Andrea Orlando conserva l’incarico alla giustizia, così come Giuliano Poletti quello a lavoro e politiche sociali. Confermati anche Dario Franceschini ai beni culturali e al turismo, Carlo Calenda allo sviluppo economico, Gian Luca Galletti all’ambiente, Enrico Costa agli affari regionali e Maurizio Martina all’agricoltura.
Tra le ministre donne, restano al proprio posto Beatrice Lorenzin, che continuerà a guidare il ministero della salute, Marianna Madia, a capo del dicastero della pubblica amministrazione, e Roberta Pinotti, confermata alla difesa.
Le novità più significative riguardano invece il ruolo di ministro degli esteri, che sarà ricoperto da Angelino Alfano, il quale va a sostituire alla Farnesina proprio Gentiloni, lasciando il Viminale dove arriva Marco Minniti. Cambio anche all’istruzione, dove al posto di Stefania Giannini viene promossa Valeria Fedeli. Anna Finocchiaro prende il posto di Mariaelena Boschi ai rapporti con il parlamento, mentre quest’ultima viene nominata sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Sono stati poi reintrodotti il ministero dello sport, a guida Luca Lotti, e quello della coesione territoriale, affidato a Claudio De Vincenti. Ciò porta ad un aumento, da tre a cinque, dei ministeri senza portafoglio. Il numero totale di 18 ministri, rende tuttavia il nuovo esecutivo il secondo meno numeroso delle ultime due legislature. Sale anche l’età media, che nel governo Gentiloni è di 53 anni contro i 48 di quello guidato da Renzi. Appena tre i ministri under 40 (Madia, Lotti e Martina).
Scende invece, da otto a cinque, il numero di ministre donne, con una media di presenze che si avvicina a quella degli altri principali paesi europei. In questo senso, le ministre con portafoglio restano appena tre (Pinotti, Fedeli e Lorenzin), mentre la Finocchiaro è l’unica donna a guidare un dicastero senza portafoglio.