La Procura di Arezzo ha notificato 22 avvisi di chiusura delle indagini a carico di consiglieri ed alcuni dirigenti di Banca Etruria. Il primo filone dell’inchiesta, guidata dal procuratore Roberto Rossi, aveva coinvolto su tutti i membri del terzultimo e del penultimo consiglio di amministrazione, presieduti da Elio Faralli e Giuseppe Fornasari, ma il provvedimento riguarda solo i consiglieri che avevano deliberato i finanziamenti finiti poi nel mirino della procura.
L’accusa era per tutti di bancarotta fraudolenta, aggravata per alcuni dal conflitto d’interessi. I finanziamenti contestati ammontano complessivamente a poco meno di 200 milioni, in alcuni casi sarebbero finiti in società collegate a dei consiglieri che poi li utilizzavano.
Sono i crediti assegnati per il cantiere navale di Civitavecchia dove doveva essere costruito un grande yacht, per il resort San Carlo Borromeo e al cementificio Sacci per 60 milioni e Privilege Yard per 30 milioni; più altri finanziamenti concessi alla Isoldi, alla Pegasus, alla High Facing, ed alla Castelnuovese .
Le aperture di credito non risultano mai approvate da Pier Luigi Boschi, vicepresidente della banca e padre dell’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, al quale non è stata contestata l’ipotesi di reato e perciò non recapitato il provvedimento di chiusura dell’indagine.
Lo stesso Lorenzo Rosi, che sarà poi l’ultimo presidente della banca aretina, è indagato per il periodo nel quale era ancora consigliere mentre Fornasari, insieme all’ex dg Luca Bronchi e al direttore generale Davide Canestri, era stato assolto dall’accusa di ostacolo alla vigilanza dal gup del Tribunale di Arezzo il 30 novembre scorso