“Il governo che si presenta a ricevere la fiducia è un governo di responsabilità, garante della stabilità delle nostre Istituzioni”. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha aperto così questa mattina il discorso programmatico alla Camera. In un’Aula divisa e semivuota, con i deputati di Ala, Lega e Movimento 5 Stelle che hanno disertato l’Emiciclo, il neo-premier ha spiegato: “Sul terreno dell’economia accompagneremo e rafforzeremo la ripresa, che gradualmente ma lentamente si sta manifestando”.
Secondo Gentiloni, i passi avanti potranno essere fatti “attraverso le grandi infrastrutture, il piano industria 4.0 e la green economy con le decisioni sul clima che l’Italia difenderà”. Dopo aver ribadito la solidità dell’economia italiana, sminuendo il rischio di scenari apocalittici successivie all’esito del referendum, il presidente del Consiglio ha detto: «I compiti di un governo sono definiti dalla Costituzione e il suo profilo politico è iscritto nel quadro della maggioranza del governo precedente che non è venuta meno. Per qualcuno è un limite, io lo rivendico. Rivendico il grande lavoro fatto dal precedente esecutivo ed i risultati ottenuti, che hanno rimesso in moto il paese». Inoltre, sulle dimissioni di Renzi ha aggiunto: «E’ stata una scelta che non era obbligata ma era stata ampiamente annunciata. Averla compiuta è stata un atto di coerenza. Tutti gli italiani che hanno a cuore la dignità della politica dovrebbero salutare con rispetto».
Infine, il primo ministro ha passato in rassegna alcuni temi prioritari per l’agenda del governo: la questione migranti, la delicata gestione della crisi delle banche e i problemi del Mezzogiorno.
Terminato il discorso, la giornata politica è entrata nel vivo. Dopo il giuramento, il passaggio della campanella e le dichiarazioni programmatiche, in serata Gentiloni chiederà la fiducia alla Camera. Il suo governo, nato in tempi record – come era nelle intenzioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – prevede sei novità rispetto alla composizione del precedente esecutivo. Marco Minniti va all’Interno, mentre Angelino Alfano passa agli Esteri, Valeria Fedeli all’Istruzione, Anna Finocchiaro ai Rapporti con il Parlamento, Luca Lotti allo Sport e Claudio De Vincenti alla Coesione Territoriale e al Mezzogiorno.
Riconfermati, dunque, tutti i ministri uscenti, eccezion fatta per Stefania Giannini e Maria Elena Boschi, che entra nello staff di Palazzo Chigi come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Intorno alle 18.45 il neo premier Gentiloni chiederà la fiducia al Parlamento: se a Montecitorio potrà contare su numeri rassicuranti, al Senato sono appena sei voti di margine (166 su 320) e Denis Verdini ha annunciato che farà mancare l’appoggio di Ala in assenza di una presenza adeguata nella maggioranza.