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Mps, per il salvataggio privato serve l’ok della Consob

di Dino Cardarelli12 Dicembre 2016
12 Dicembre 2016

A file photo dated 23 March 2016 shows Sallustio Bandini's monument, in front of the Banca Monte dei Paschi di Siena (BMPS or MPS) headquarters, in Piazza Salimbeni (Salinbeni Square), in Siena, Italy. ANSA/MATTIA SEDDA

La riapertura della conversione in azioni dei bond subordinati è l’ultima opzione a disposizione del Monte dei Paschi per evitare la nazionalizzazione dell’istituto e il sacrificio degli obbligazionisti.

La mossa, decisa dal Consiglio d’Amministrazione della banca senese, punta a coinvolgere la clientela retail, circa 40 mila risparmiatori con bond per un totale di due miliardi di euro, ma dovrà prima ricevere il via libera della Consob, con la quale Montepaschi sta parlando da venerdì per ottenere i permessi a rivedere i profili di rischio dei risparmiatori.

Da questa operazione, si punta a raccogliere almeno un miliardo e mezzo, che andrebbe ad aggiungersi al miliardo già raccolto nella prima fase della conversione, che ha riguardato gli investitori istituzionali.

In questo modo, si ridurrebbe ad uno o due miliardi la cifra necessaria per completare il previsto aumento di capitale da cinque miliardi, al quale avrebbe dovuto contribuire anche il fondo sovrano del Qatar, che però potrebbe essere spinto ad un passo indietro a causa dell’instabilità politica legata al dopo referendum.

Il buon esito del salvataggio di mercato resta difficile. I tempi sono stretti. Dopo il no della Bce ad una proroga, l’operazione va conclusa entro il 31 dicembre. A complicare il quadro, è arrivata la decisione del consorzio di garanzia delle banche d’affari, guidate da J P Morgan e Mediobanca, di sfilarsi, giudicando rischioso l’onere di accollarsi i titoli eventualmente non venduti sul mercato. Gli istituti continueranno comunque a lavorare al fianco del Monte, a caccia di nuovi azionisti.

Se il piano fallisse, si renderebbe necessario l’intervento del ministero dell’Economia, che per ora ha deciso di aspettare un’altra settimana. In quel caso o lo Stato si farebbe garante per l’eventuale inoptato attraverso una ricapitalizzazione preventiva che imporrebbe agli obbligazionisti un prezzo da pagare, in quanto i loro titoli sarebbero convertiti ad un valore inferiore al prezzo nominale, oppure si dovrebbe applicare il bail-in, con il possibile coinvolgimento di azionisti, obbligazionisti e correntisti con depositi oltre i centomila euro.

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