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così Renzi ha perso
la battaglia referendaria

Giovani, sud e disoccupati
così Renzi ha perso
la battaglia referendaria

di Lorenzo Capezzuoli Ranchi06 Dicembre 2016
06 Dicembre 2016

Disoccupati, fasce meno abbienti della popolazione, le regioni del sud Italia ed i giovani: sono loro gli artefici principali della sconfitta referendaria di Matteo Renzi di domenica 4 dicembre, che ha visto il No alla riforma costituzionale prevalere con una preferenza di quasi il 60%. Prevedibile il malcontento di chi è senza lavoro, è privo di un reddito ritenuto adeguato o risiede in territori che stanno pagando maggiormente la crisi. Sorprende invece al di là di ogni previsione la bocciatura da parte degli under 30. È pari infatti al 61% il numero dei giovani fra i 18 ed i 29 anni di ambedue i sessi che, secondo una indagine Demos & Pi pubblicata da La Repubblica, hanno optato per il No.

Quello che emerge è una nuova generazione non più ancorata ai partiti, ma legata agli umori del momento. Una situazione in cui il voto, la scheda e la matita copiativa diventano l’unica arma per dimostrare dissenso e comunicare sfiducia ad un Parlamento e ad un Governo che sembrano ormai lontani anni luce dalla quotidianità della vita “normale”. Così si può spiegare anche perché la riforma è stata respinta fortemente anche dal 76% degli imprenditori e dei lavoratori autonomi, dal 72% dei disoccupati e dal 68% delle casalinghe. Dati ancora più eloquenti, che imporranno al Partito Democratico una seria riflessione, anche in vista degli ulteriori appuntamenti elettorali.

I giovani, secondo le testimonianze raccolte da La Repubblica, cercano anche di mantenere valido il loro diritto di voto. Come Luca, studente di Torino che ha votato No “perché non mi piaceva l’idea di non poter votare più i Senatori”. Sulla stessa falsariga Silvia che, “pur essendo favorevole alla riduzione del numero dei politici, ho votato no per mandare un segnale e rompere il ghiaccio”. Ma il rovescio della medaglia è ancora quella scarsa fiducia nelle istituzioni: “Eravamo precari ieri, siamo precari e senza lavori fissi oggi – spiega Gianmarco, che ha votato Sì – non ho mai pensato che queste elezioni potessero cambiare da subito la mia vita”.

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