Gelo a via della Conciliazione, non a causa delle rigide temperature degli ultimi giorni, ma per lo scontro frontale fra il Campidoglio e Papa Francesco. L’ultimo sgarbo istituzionale, in un rapporto già teso dai tempi del predecessore Ignazio Marino, riguarda la cerimonia di chiusura del Giubileo. La scorsa settimana monsignor Rino Fisichella, coordinatore Vaticano per l’anno santo, aveva ringraziato (ed invitato) il Ministero degli Interni ed il governo, ignorando invece il sindaco di Roma, Virginia Raggi. Il motivo, secondo il Vaticano, è la freddezza con cui, prima la gestione Tronca e poi quella pentastellata, hanno accolto e gestito l’anno santo della Misericordia.
Solo qualche giorno fa, in un’intervista a La Repubblica, monsignor Fisichella non era stato tenero con l’amministrazione capitolina: “Roma – aveva detto – ha perso una grande occasione, e i 21 milioni di pellegrini hanno visto quanti sono ancora i limiti operativi della città”.
Il secondo capitolo del gelo istituzionale fra Vaticano e Campidoglio si è consumato nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, lo scorso 28 novembre. Fra i 400 invitati di Papa Francesco vi sono il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, una delegazione della Presidenza del Consiglio, lo stesso Ministro dell’Interno Angelino Alfano ma mancava ancora una volta il sindaco Raggi. Assenza voluta, quella della grillina, o dimenticanza vaticana? La Santa Sede poi, tramite una comunicazione stampa ha chiarito che “il Campidoglio era rappresentato dalla vice capo di gabinetto, Virginia Proverbio, e non era prevista la presenza della Prima Cittadina”.
Da Palazzo Senatorio, casa istituzionale del Comune di Roma, per il momento tutto tace, ma la polemica politica esplode beffarda con Francesco Storace: “Dopo Marino, la clava di Bergoglio sulla Raggi – ironizza il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio – Qualcuno che fa l’opposizione c’è”.