Continua ad essere tesa la situazione politica in Corea del Sud. La Presidente Park Guen-hye aveva offerto le proprie dimissioni, ponendo però delle condizioni. “Se partito di governo e opposizioni discutono e mettono a punto un piano per ridurre la confusione negli affari di Stato e assicurano un sicuro trasferimento del potere, mi dimetterò sotto quello schema e i procedimenti stabiliti dalla legge”, aveva dichiarato ieri in un discorso alla nazione.
Oggi arriva però il rifiuto di questo appello da parte delle opposizioni. Il Partito Democratico, People’s Party e Justice Party giudicano infatti la proposta uno “stallo tattico” e insistono che “c’è solo un modo secondo la nostra costituzione per bloccare il mandato presidenziale ed è quello della mozione di impeachment”. Si sono inoltre impegnati a discutere la mozione già venerdì.
La vicenda era cominciata il mese scorso. Si era scoperto, a seguito di indagini poi trapelate sui media coreani, che Choi Soon-Sil, amica e confidente di Park, aveva fatto pressioni a grandi imprese sudcoreane. Lo scopo era il finanziamento da parte delle corporation di fondazioni che promuovono la cultura e lo sport del Paese. Si è trattato, di fatto, di estorsioni fatte insieme a stretti collaboratori della Presidente. Secondo l’Ufficio dei Supremi Procuratori della Corea, anche Park ha collaborato all’operazione.
Le relazioni tra la famiglia Choi e la famiglia Park risalgono a molto tempo fa. Choi padre, fondatore di una setta religiosa, era entrato in contatto con Park Guen-hye dopo che il padre di lei, Park Chung-hee, era stato assassinato. Park padre era stato dittatore della Corea del Sud fino al suo assassinio nel 1979. La setta dei Choi unisce cristianesimo, buddismo e ceondoismo (culto sudcoreano).
Il gradimento popolare nei confronti della Presidente è crollato al 4%, minimo storico per un presidente sudcoreano. Nel mese di novembre, solenni manifestazioni di piazza con milioni di partecipanti hanno chiesto il suo allontanamento dagli incarichi pubblici.