Un Papa dalla duplice anima. Progressista e conservatore. Arrogante e spirituale. Cinico, machiavellico e controverso. Questo il Pontefice di The Young Pope, la serie televisiva ideata e diretta da Paolo Sorrentino che si è conclusa venerdì sera, dopo 10 puntate.
Dal punto di vista degli ascolti, senza dubbio un successo. I numeri parlano chiaro. La media registrata dalle visioni on demand ha censito quasi un milione e mezzo di spettatori.
Per quanto riguarda i contenuti della narrazione il discorso è diverso. Sin dal suo esordio (il 21 ottobre) la serie TV ha subito diviso gli spettatori. Un pubblico separato tra chi si è immediatamente schierato a favore e chi invece contro, contestando la genuinità del prodotto.
Un progetto ambizioso quello di Sorrentino. “Non una sterile provocazione, ma un tentativo di indagine delle contraddizioni interne alla Chiesa” ha dichiarato il regista durante la 73° edizione del Festival del Cinema di Venezia.
Un tentativo che non ha riscosso molto successo tra gli ambienti vaticani.
“Dopo la Grande Bellezza, la grande schifezza”, riassume così l’opera di Sorrentino il giornalista e teologo Gianni Gennari.
Secondo l’ex vaticanista del Gr1, quello di Sorrentino è l’opera di una persona saccente.
“Dopo duemila anni arriva il regista Paolo Sorrentino e pretende di spiegare a tutti come funziona il mondo della Chiesa. Chi conosce un po’ la realtà ecclesiale sa benissimo che misteri e contraddizioni sono sempre esistiti. Sorrentino pensa di poter rivelare al mondo qualcosa di unico, ma invece ha scoperto l’acqua calda. Di papi come Pio XIII se ne sono già visti altri. Da Alessandro VI a Leone X passando per Giulio II. Nella storia dei Papi ci sono stati persino delitti” commenta Gennari.
Il vaticanista non mette in dubbio il successo dal punto di vista del mercato e non vuole fare un analisi cinematografica. “È andato lontano dalla realtà perché nella serie tv non è chiaro che chi conduce la Chiesa non è il singolo Papa, ma la provvidenza di Dio.” prosegue il vaticanista.
“Sorrentino ha voluto descrivere un papa che si trova a metà strada tra l’essere conservatore e l’essere progressista. Rovescia un sacco di cose ma che in realtà non rappresentano la progressione, anzi sono delle regressioni. Poi”, conclude, “non si capisce in che senso Pio XIII sia conservatore, non è chiaro cosa voglia realmente conservare”.
Posizione non del tutto favorevole, ma sicuramente meno rigida, quella di Don Roberto Donadoni. “È un ottimo film ma è un’opera di fantasia. Sono descritti luoghi comuni che sono all’interno del mondo ecclesiale però celati da una fantasia sbrigliata.” Commenta il Direttore Editoriale di Marcianum Press.
Nel mondo cattolico c’è però anche chi loda Sorrentino e la sua opera. È il caso del teologo Gennaro Matino, parroco a Napoli, L’editorialista tramite un video pubblicato su YouTube ha analizzato l’ultimo lavoro del cineasta napoletano schierandosi sostanzialmente a suo favore.
Secondo Matino “L’opera di Sorrentino provoca riflessioni circa la fede, le grandi domande su Dio e il perché di noi dinanzi a Lui. Ritengo che sia un’opera di grande spiritualità in quanto pone domande che l’uomo da sempre si è fatto e che oggi fa fatica a porsi.” Nell’interpretazione del teologo meridionale il punto centrale della fiction non è la chiesa.
“Il parlare di chiesa è solo un pretesto, in realtà ciò che emerge è se sia ancora possibile annunciare Dio all’uomo di oggi. La corte papale, la curia con le sue contraddizioni restano sullo sfondo, benché facciano da palcoscenico della narrazione, per dare spazio a dialoghi suggestivi di chi è ancora interessato alle questioni sull’esistenza.”
Una sfida vinta? Secondo Matino The Young Pope mette in scena Dio, lo afferma, lo nega, lo cerca, lo rifiuta, ma Dio rimane il protagonista e con Lui l’uomo e le sue domande. Una grande sfida quella del regista napoletano con cui inevitabilmente si confronta il mondo cattolico.
I giudizi come abbiamo visto non sono unanimi, ma l’effetto di creare dibattito in un ambiente già impegnato a discutere delle novità introdotte dal vero Pontefice, Papa Francesco, può essere considerato un successo per Paolo Sorrentino.