Nicolas Sarkozy ha detto adieu. È ormai sicuro che non sarà il prossimo Presidente della Repubblica Francese. Le primarie del Centrodestra, tenutesi ieri, sono state una vera e propria sberla per l’ex presidente transalpino. È finito al terzo posto, ottenendo soltanto il 21% dei voti degli elettori, che gli hanno preferito il suo ex primo ministro Fillon e il suo ex ministro degli Esteri Juppè.
Nel momento della sconfitta, Sarkozy ha saputo coniugare diplomazia ed eleganza, ammettendo di non essere riuscito a convincere gli elettori. Dopo il suo endorsement a François Fillon, per evitare che il Front National di Marine Le Pen capitalizzi la sua sconfitta attirando a sé i suoi elettori, l’ex presidente ha annunciato a caldo la sua uscita di scena dalla politica francese. Non ha aspettato di metabolizzare la delusione, come ha fatto nei giorni scorsi Hillary Clinton dopo la vittoria di Trump. Si è quasi commosso, SuperSarkò, quando ha ricordato la sua famiglia, a cui ha imposto una vita di certo non facile. Per questo ha dichiarato che è il momento di dedicarsi alle passioni private. Tuttavia, nella sua più che trentennale carriera politica, non è la prima volta che l’ex presidente fa una dichiarazione del genere.
La stessa cosa è successa infatti anche nel maggio 2012, dopo la sconfitta alle elezioni presidenziali contro François Hollande. Sarkò è ritornato poi sui suoi passi, quando nel 2014 è stato rieletto presidente dell’Unione per un Movimento Popolare (UMP), il principale partito di centrodestra francese, che oggi si chiama Les Républicains, con lo scopo di concorrere alle presidenziali 2017. Sebbene tale obiettivo sia ormai naufragato, ciò che resta attuale è il modo in cui il politico parigino ha modificato profondamente l’immagine presidenziale, grazie ad una risolutezza e ad una voglia di rivalsa che hanno permeato tutta la sua vita.
Nicolas Sarkozy è cresciuto nel sobborgo parigino di Neuilly-sur-Seine, di cui sarebbe stato eletto sindaco a soli 28 anni. In mezzo una laurea in legge nella modesta università di Nanterre. Il fatto che non sia prima passato dalle grandi scuole francesi non gli ha impedito di realizzarsi a livello politico. La passione per il gollismo e la capacità di adattarsi ai vari interlocutori sono stati a lungo gli ingredienti principali della sua scalata: venne eletto deputato a 34 anni, mentre a 38 anni divenne ministro per la prima volta. Il suo cavallo di battaglia è sempre stata una buona dose di faccia tosta, che talvolta ha fatto la sua fortuna, altre volte un po’ meno. Come non citare il famoso caso di Human Bomb, uno squilibrato che nel 1993 si richiuse nella scuola materna di Neuilly tenendo in ostaggio una ventina di bambini. L’allora sindaco della cittadina non esitò a recarsi sul luogo e trattare direttamente con l’uomo, ottenendo la liberazione degli alunni e gli elogi della stampa. Allo stesso tempo, soli due anni dopo, le sue dichiarazioni sui teppisti delle periferie parigine, chiamati “feccia”, suscitarono non poche polemiche attorno al presidente. Il suo primo distacco dalla politica si tenne dopo le presidenziali del 1995, durante le quali appoggiò Balladur, candidato di una destra che però gli preferì Chirac. Sarkozy ritornò nel 2002, quando ricoprì il ruolo di ministro degli interni e poi dell’economia nel governo Raffarin. Divenuto presidente dell’UMP nel 2004, si candidò alle presidenziali del 2007, dove sconfisse al ballottaggio Ségolène Royal. La sua permanenza all’Eliseo lo ha reso uno dei politici francesi più famosi al mondo. La sconfitta del 2012 a vantaggio di Hollande si rivelò una delusione tale da spingerlo ad abbandonare nuovamente la politica, fino al come-back in occasione delle ultime primarie del centrodestra francese. Ieri, l’ultima delusione in ordine di tempo: forse quella definitiva.
Negli anni il presidente ha assunto una posizione a dir poco controversa per l’opinione pubblica francese, a causa di alcuni problemi giudiziari: nel 2014 è stato infatti messo in stato di accusa per corruzione all’interno del cosiddetto Affaire Bygmalion, per cui è stato sospettato di aver finanziato illegalmente la sua campagna presidenziale del 2012. Oltre ai presunti scandali che lo hanno riguardato negli ultimi tempi, ad averlo penalizzato sembrano essere state anche le idee portate avanti per rubare consensi all’estrema destra: negare il ricongiungimento familiare agli immigrati, mettere in carcere tutti i sospettati di connessione con il jihadismo e imporre il servizio militare obbligatorio a ogni diciottenne senza formazione. L’obiettivo dichiarato al momento del suo ritorno era quello di generare uno “tsunami politico”: un’onda anomala che a conti fatti ha finito per travolgere lo stesso Sarkozy.