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accusato per stragi del 92’
processo a dicembre

Mafia, Messina Denaro
accusato per stragi del 92’
processo a dicembre

di Alessio Foderi21 Novembre 2016
21 Novembre 2016

Via Alberto Mario, numero 51. Questo è l’ultimo indirizzo del super latitante mafioso Matteo Messina Denaro, accusato anche di essere tra i mandanti delle stragi del ’92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino. A questo civico, a Castelvetrano, in provincia di Trapani, è stata recapitata la richiesta di rinvio a giudizio da parte degli ufficiali della Dia nissena alla madre. I pm di Caltanissetta hanno infatti fissato al 22 dicembre prossimo, davanti al giudice Mercello Testaquatra, l’udienza preliminare per il boss, dopo la custodia cautelare emessa dal gip il 26 gennaio scorso.

Giunge quindi a conclusione l’inchiesta sulla probabile partecipazione del latitante alle stragi di Capaci e Via D’Amelio, in cui persero la vita anche la moglie di Falcone e gli agenti della scorta. Dopo gli accertamenti della Direzione distrettuale antimafia, la fedina penale del boss si macchierebbe ulteriormente. Secondo alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia, Matteo Messina Denaro avrebbe preso parte nel settembre del 1991 ad una riunione della cupola mafiosa, dove si decise di assassinare il giudice Falcone. Sempre stando alle affermazioni dei pentiti,  partecipò anche al progetto dell’assassinio di Borsellino, che venne organizzato fin dal tempo in cui era procuratore di Marsala.

Messina Denaro, imprendibile dal 1993, sarebbe stato in ottimi rapporti con il boss Totò Riina, e avrebbe fatto di tutto pur di compiacerlo, diventando così il suo figlioccio di fiducia. A lui Riina affidò la missione di uccidere Falcone nella capitale, progetto che poi fallì. Nel Natale del 1991, «Riina arrivò a Mazara del Vallo sull’Alfa bianca di Messina Denaro» racconta il pentito Antonino Patti in un dichiarazione pubblicata oggi dal quotidiano La Repubblica. Due personalità inseparabili e un’amicizia fatta di favori, regali e stragi. Quasi come se Riina sapesse dall’inizio di passargli il testimone di capo dei capi.

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