Il progetto Roma Stadio sta diventando un caso politico dopo l’audizione dell’Assessore Paolo Berdini in Conferenza di Servizi e il parere negativo inviato in Regione dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma. Il primo ha dichiarato che quest’opera non porterà benefici al Comune e che per lo stadio basterebbero 53 mila metri quadri più altri 10 mila per servizi commerciali correlati, in conformità ai vincoli del piano regolatore.
Via quindi le Torri di Libeskind, il Business park, il ponte ad ottocento metri da quello dei Congressi e no alla biforcazione della Linea B fino a Tor di Valle, che “metterebbe in crisi il sistema mobilità”. Sì invece ad “un parco fluviale forse anche di 75 ettari”, propone l’assessore, che si si dice fiducioso sull’apertura del club sportivo. “Uno stadio in un contesto così resterebbe per sempre”, altrimenti “ci sono infinite altre zone di Roma che dallo stadio possono avere un ritorno di immagine, Tor di Valle è una zona deserta”.
D’altra parte, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma ha inviato in Regione un parere negativo di 6 pagine sulle procedure seguite e sulla scelta dell’area. Il documento evidenzia lacune sulle istruttorie degli enti proponenti, difformità rispetto alle norme vigenti e interferenze con i beni monumentali e paesaggistici. Il parere ha sorpreso i proponenti, dato che in sede di conferenza preliminare due anni fa la Soprintendenza non fece appunti di alcun tipo.
Per il momento l’AS Roma non rilascia dichiarazioni e si dice serena, perché il parere della Soprintendenza non è vincolante e perché i rilievi espressi non sarebbero in fin dei conti così gravi ed esulano dalle sue competenze. Nei prossimi giorni cercherà di capire se le posizioni dell’assessore Berdini sono del tutto personali oppure se hanno fatto breccia nel resto dell’amministrazione capitolina.