Le elezioni presidenziali concluse ieri in Bulgaria e Moldavia sono state vinte da candidati filorussi. Vittoria delle forze filo-europeiste bulgare e ed euroscettiche in Moldavia. I Balcani confermano l’ennesimo spostamento degli equilibri occidentali verso Mosca.
Il nuovo presidente della Bulgaria è l’ex comandante dell’aeronautica bulgara Rumen Radev. Il generale 53 enne prenderà le redini del governo il 22 gennaio 2017 e imprimerà al paese una svolta filorussa. «Con la mia vittoria la democrazia ha vinto contro apatia e paura e nonostante le minacce di caos evocate dal governo» ha dichiarato a caldo Radev. Candidatosi come indipendente e supportato dal partito socialista (Bsp) di opposizione, ha vinto le elezioni al ballottaggio con il 59.35% dei voti sconfiggendo Tsetska Tsacheva, candidata del partito conservatore di centrodestra al governo (Gerb), che ha ottenuto il 36.17%. Radev punterà a migliorare le relazioni con Putin e ad abolire le sanzioni. Come immediata reazione sono arrivate le dimissioni del premier Bojko Borissov, che sosteneva la candidata sconfitta del suo partito (Gerb) Tsaceva. Le dimissioni gettano il paese in una crisi di governo: serve infatti una nuova maggioranza in parlamento.
Timori per la svolta euroscettica in Moldavia. Il leader del partito socialista (Psrm) Igor Dodon è invece il nuovo presidente. «Mi rivolgo alla parte avversa: al di là del risultato, facciamo appello alla popolazione affinché venga mantenuta la calma. Non abbiamo bisogno di destabilizzare il Paese» ha detto Dodon. Anche in questo caso le elezioni sono state assegnate al ballottaggio, vinto dal favorito Dodon con il 55% delle preferenze. Sconfitta per la candidata filo-europeista Maia Sandu, ex ministro dell’educazione e leader del partito liberale di centro destra (Pas). Numerose sono le incognite per il futuro della Moldavia, ex repubblica sovietica e fra i più poveri paesi europei della Ue, fortemente legata economicamente alla Romania. Dodon infatti è esponente di quella minoranza russa in Moldavia molto vicina a Putin.
In entrambi i casi, la corruzione e la miseria dilaganti hanno fatto volare i due leader pro-Putin. Dopo la vittoria negli Stati Uniti del russofilo Donald Trump, altre scosse pesanti per l’Unione europea e la Nato giungono dall’ex blocco sovietico, sempre attraverso elezioni democratiche.