Con una maggioranza repubblicana sia alla Camera che al Senato, che gli garantisce almeno sulla carta un’ampia libertà di manovra, Trump si appresta ad affrontare i quattro anni della sua presidenza con alcuni punti molto chiari in agenda.
Si tratta di temi centrali della politica americana, sia sul fronte interno che su quello dei rapporti con il resto del mondo, e sui quali il neopresidente ha concentrato la sua campagna elettorale.
In primis la questione migratoria: il tycoon è un fautore della tolleranza zero e di una deportazione di massa di tutti gli undocumented, in prevalenza latinos, fuori dai confini degli Stati Uniti. In secondo luogo l’odiata riforma della sanità, l’Obama Care passata nel 2010 con una opposizione feroce e durissima da parte dei repubblicani: gli sforzi del nuovo inquilino della Casa Bianca in pieno accordo con il suo partito si concentreranno sulla demolizione del sistema sanitario inclusivo e semiuniversale creato, con mille difficoltà, dall’ormai ex primo presidente nero della storia americana.
Un altro punto fondamentale del programma trumpiano è il corposo taglio delle tasse anche per i ricchi, con una diminuzione al 15 per cento del carico fiscale per le grandi corporation, che vedrebbero scendere quindi drasticamente l’attuale livello dei tributi, che ora è pari al 35%. Forte dell’appoggio del Congresso dominato dal suo partito, Trump ha nel mirino tutti i punti chiave della presidenza Obama: dopo l’immigrazione, sarà la volta delle politiche ambientali, compresa la firma per l’accordo di Parigi sul clima, e i decreti con cui l’ex presidente ha aumentato le tutele sui diritti dei lavoratori.
Il deputato repubblicano della Virginia, Dave Brat, ha fornito a caldo una panoramica delle prime azioni che il nuovo presidente metterà in atto: “Cancellerà con un tratto di penna – ha dichiarato ai microfoni della Reuters – tutte le imposizioni a cui ci ha costretto Obama attraverso i decreti presidenziali. Questo è il modo più veloce, semplice e facile di sistemare le questioni aperte”.