L’inchiesta della Procura di Palermo sulle firme false apposte per la presentazione della lista del M5S alle comunali del 2012 ha prodotto i primi indagati.
Il procedimento penale, dunque, non è più a carico di ignoti, anche se viene ancora mantenuto il riserbo sulla loro identità. Nei prossimi giorni agli indagati verrà notificato l’invito a comparire davanti al procuratore aggiunto Dino Petralia e al pubblico ministero Claudia Ferrari, i titolari dell’inchiesta.
Il reato contestato è quello di falso nella compilazione di liste elettorali o di candidati. Secondo una norma del 1960 “chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati od altri atti destinati alle operazioni elettorali, o altera uno di tali atti veri oppure sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi” rischia dai due ai cinque anni di reclusione. Stessa pena, inoltre, anche per chiunque faccia uso di tali atti falsificati.
A far scoppiare il caso – che sta creando più di qualche imbarazzo all’interno del Movimento di Beppe Grillo – è stato il programma “Le Iene”, che ha raccolto le dichiarazioni di un attivista della prima ora del M5S siciliano, Vincenzo Pintagro. Secondo l’attivista – già ascoltato dalla Procura come persona informata dei fatti – le firme depositate in tribunale per l’iscrizione della lista pentastellata alle comunali del 2012 sono state ricopiate, poiché le originali risultavano inutilizzabili per un vizio di forma.
Nel servizio, Pintagro ha accusato due esponenti del Movimento che avrebbero compiuto il reato: Claudia Mannino, attuale deputata, e Samanta Busalacchi, aspirante candidata a sindaco alle prossime comunali. Le due donne hanno prontamente negato e hanno annunciato querele nei confronti di Pintagro.
Di questa vicenda si era già occupata la Digos palermitana nel 2013, ma l’inchiesta si era conclusa con un’archiviazione. Dopo i servizi televisivi del programma di Mediaset e alcuni documenti giunti ai pm da fonti anonime, invece, la Procura ha deciso di fare chiarezza sul caso.
A confermare l’ipotesi della falsificazione, vi è anche il fatto che molti dei sottoscrittori hanno disconosciuto la paternità di quelle firme presenti sui moduli consegnati dai grillini. La vicenda sta provocando seria preoccupazione all’interno del Movimento, soprattutto tra i parlamentari palermitani, i quali continuano a dichiarare la propria estraneità. Intanto, un’assemblea che avrebbe dovuto tenersi l’altro ieri per fare chiarezza sui fatti è stata rinviata “per motivi organizzativi”.