Una vittoria inaspettata che fa tremare il mondo. Oggi è stato proclamato il vincitore: il magnate newyorkese Donald Trump ha vinto le elezioni americane, diventando il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Figlio di un facoltoso imprenditore immobiliare di New York, è stato fortemente influenzato nel medesimo settore lavorando nell’azienda di famiglia. Le sue strategie aggressive, i suoi modi diretti e poco moderati, hanno contribuito a renderlo un personaggio celebre, uno status accresciuto dalla popolarità del programma televisivo “The Apprentice”, da lui stesso prodotto e condotto fra il 2004 e il 2015.
Concorre senza successo alle primarie del Partito della Riforma per le elezioni presidenziali nel 2000. Il 16 giugno 2015 annuncia formalmente la propria candidatura alle presidenziali del 2016 nella sua Trump Tower. Fa ingresso nella politica internazionale accusando le amministrazioni Bush e Obama di aver provocato la crisi economica. Paladino di quell’America bianca e povera, del Sud e degli anziani contro la globalizzazione.
Estremista e provocatore, parte dall’idea di voler costruire un muro di confine tra Messico, Stati Uniti e Canada, al favoreggiamento della potente lobby delle armi chiedendo di armare scuole e chiese. Se l’è presa con i migranti musulmani rischiando il divieto d’ingresso in Gran Bretagna; ha sparato a zero contro una nota giornalista con accuse di maschilismo, ha persino polemizzato con Papa Francesco sui muri ai confini americani. Donald Trump è il classico esempio di conservatorismo repubblicano. Attacca l’avanzata dei mercati cinesi, eliminando carichi fiscali assegnati ai più ricchi.
E’ stata una notte tormentata. Dopo poche macchie blu apparse sui contorni della mappa americana, già dalle prime ore dello spoglio elettorale, tutto si è colorato di rosso repubblicano. Curtis Ellis, alto consigliere di Trump, commenta: “E’ una notte meravigliosa. E’ una notte fantastica per l’America. E’ una notte grandiosa per tutta la gente del mondo”.
Ellen Schrecker, professoressa di Storia americana alla Yeshiva University, è una delle più note esperte di storia del maccartismo, e commenta: “Sono profondamente rattristata. Ci siamo andati così vicini: Hillary poteva davvero diventare la prima donna presidente e scrivere una nuova pagina di storia americana. Non credo che avrò un’altra occasione di vedere realizzato qualcosa per cui ho lottato per tutta la vita. Lui ci porterà nel baratro”.
Una recente reazione del web è stato l’hashtag #Michelle2020: popolare su Twitter, la gente esprime la loro speranza di vedere l’ex first lady in corsa per le prossime presidenziali. Per salvare gli Stati Uniti da Donald Trump.