È finita un’era: quella di Barack Obama. Insediato per la prima volta alla Casa Bianca il 20 gennaio 2009, la sua presidenza ha all’attivo importanti riforme, dal lavoro alla sanità, il disgelo con Cuba, il trattato sul nucleare con l’Iran e il via libera ai matrimoni gay.
Se mai dovesse vincere Donald Trump, perderebbe anche Obama. Nasce a Honolulu nel 1961 da madre texana e padre kenyiota. Non ebbe un rapporto facile con il padre che morì nel 1982, ma nemmeno con la madre che, da bambino, lo portò a Giacarta seguendo il nuovo marito indonesiano.
Una carriera politica folgorante, senatore in Illinois dal 1996, viene eletto al Senato di Washington nel 2004, grazie anche allo slogan “Yes we can” che quattro anni dopo lo porterà trionfalmente alla Casa Bianca.
Nei primi due anni promuove importanti riforme del lavoro e della sanità. Attiva il blitz che elimina Bin Laden, il disgelo con Cuba dopo 54 anni, il trattato nucleare con l’Iran e i matrimoni gay, dichiarati diritto fondamentale. Non è riuscito però a ottenere una leggere per limitare la vendita delle armi. Errori di politica internazionale che hanno intralciato la leadership americana nel mondo. Polemiche, accuse, rimpianti e scontri ideologico-razziali in un’America ma così divisa.
Fondamentale la famiglia, soprattutto la moglie Michelle, divenuta una first lady influente per le sue iniziative sociali, la prima donna più glam di sempre. Il settimanale statunitense Time lo ha scelto quale “persona dell’anno” nel 2008 e nel 2009 è stato insignito del Premio Nobel per la pace per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale. Il primo presidente afroamericano lascia la Casa Bianca per far entrare il nuovo inquilino. Finisce così un’era, otto anni di presidenza da considerarsi positivi e, nonostante tutto, di grande successo.