È iniziata l’offensiva delle Forze Democratiche Siriane (Sdf) per la riconquista di Raqqa, capitale siriana dello Stato Islamico. A tre settimane dall’inizio dell’offensiva irachena su Mosul, si tenta di strappare al califfato anche la sua capitale economica e finanziaria. L’annuncio dell’operazione denominata “Ira dell’Eufrate”, diffuso dalla televisione panaraba Al Jazira, è stato dato da una donna; scelta di grande valenza simbolica visto il trattamento riservato dall’Isis alle donne. Jihan Sheikh Ahmad, presentata come portavoce dell’operazione e affiancata da ufficiali curdi in divisa, ha dichiarato che all’offensiva prendono parte circa 30 mila soldati e che l’obiettivo è liberare Raqqa dalle “forze del terrorismo globale oscurantista”.
Di particolare rilevanza la composizione delle Sdf, in una guerra civile in cui ogni forza in campo conduce la sua battaglia parallela, perseguendo obiettivi spesso in contrasto anche con i propri alleati. Si tratta di gruppi arabi, curdi e turcomanni, ma le Unità di protezione popolare curde (Ypg) sono la forza preponderante, senza dimenticare il supporto aereo degli Usa, che hanno confermato l’operazione. Curdi dunque, lo spauracchio del dispotico leader turco Erdoğan, che li considera terroristi e li bombarda dall’estate scorsa, mirando ad obiettivi politici e militari talvolta in contrasto con gli alleati americani ed il resto della coalizione anti Isis.
Nella lotta allo Stato Islamico i curdi hanno avuto un ruolo determinante, conseguendo vittorie sul campo che hanno conferito un nuovo peso politico a questo popolo senza Stato. E chissà che, finita la guerra, a questi curdi non venga in mente di reclamare una terra tutta per sé, diffondendo anche in Turchia venti secessionisti. Inaccettabili eresie per Erdoğan, che in patria li reprime e in Siria li bombarda.
L’arresto di parlamentari del partito filo-curdo HDP (Partito Democratico dei Popoli) è solo l’ultima delle azioni di forza del governo turco, che accusa i curdi di terrorismo, ritenendoli responsabili anche di vari attentati verificatisi negli ultimi mesi. Dal canto suo l’HDP ha annunciato che boicotterà le sedute del parlamento di Ankara. Lontanissimi i tempi in cui (2006) il leader del PKK Öcalan, dopo anni di lotta armata, chiedeva dal carcere l’avvio di un processo di pace. Lo scontro tra il governo di Ankara e i curdi, nel quadro già frastagliato di una guerra civile senza fine, complica e non poco i piani americani ed il ristabilimento della pace.