Una nuova forte scossa di terremoto di magnitudo 4.8 è stata avvertita nella prima mattinata, alle 8.56 tra Marche e Umbria. Lo sciame sismico sembra non voler dar tregua; le scosse della notte sono state di magnitudo tra 2 e 3, diverse sono state avvertite dalla gente. L’ingv ha comunicato che dal 30 ottobre si sono registrate oltre 1100 scosse che hanno interessato un’area di 138 km quadrati e che il sottosuolo si è abbassato fino a 70 cm in alcune aree come Castelluccio di Norcia. Lo sconforto dei sindaci dei comuni coinvolti nell’epicentro è palpabile. “Qui sta crollando tutto e quello che non è crolla è pericolante. Per fortuna gli ultimi che erano rimasti si sono convinti ad andare via, restano cinque allenatori che non possono allontanarsi dal bestiame”. Così il sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci dopo la scossa di 4.8. “Servono con urgenza tensostrutture per le stalle e un container per il municipio: ora siamo in tenda a due gradi sottozero”. Intanto interi paesi sono stati trasferiti sulla costa, ma ci sono borghi che la protezione civile non è riuscita ancora ad assistere e dove per ora sono arrivate solo le telecamere.
“Siamo di fronte a un evento straordinario, per cui servono misure straordinarie”. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha parlato nella conferenza stampa a margine del Consiglio dei Ministri straordinario, allargato ai governatori delle regioni colpite, che si è tenuto a Palazzo Chigi nel giorno del dopo terremoto. Il premier, affiancato dal capo della protezione civile Fabrizio Curcio e dal responsabile per la ricostruzione Vasco Errani, ha esordito annunciando “che il CdM varerà entro le prossime 72 ore un nuovo decreto legge per accelerare le procedure e realizzare il piano d’intervento” in aiuto alle popolazioni del centro Italia colpite dal terribile sciame sismico.
L’idea è di non sradicare le popolazioni, o di farlo solo per un periodo di tempo limitato, cercando di preservarne l’identità ed il legame con il territorio. Il sisma ha lasciato dietro di sé un vero e proprio esercito di sfollati, almeno 40mila e 25mila solo nelle Marche. Nonostante le ordinanze dei sindaci di lasciare i borghi distrutti e soggetti a nuove scosse, l’ipotesi di andarsene non ha convinto chi ha perso tutto, vedasi la rabbia esplosa a Norcia al grido di “noi non ce andiamo”. Complice il freddo poi, non è possibile prendere in considerazione la soluzione delle tende come fatto ad Amatrice.
Le 4 fasi dell’emergenza Il governo ha perciò deciso di strutturare un piano che si articolerà in diverse fasi. “All’inizio – spiega Renzi – provvederemo ad un temporaneo trasferimento negli alberghi che durerà fino a prima di Natale, ma ci stiamo tenendo larghi e cercheremo di fare prima, – aggiunge il premier – quando verranno posizionati dei container che necessitano di circa un mese per essere installati, ma sono dei moduli abitativi molto scarni. Le casette di legno, che sono molto più confortevoli ed hanno gli standard di un’abitazione, saranno invece a disposizione dalla primavera-estate del nuovo anno. Da lì in poi comincerà l’ultima e definitiva fase, che è quella della ricostruzione”.
Il premier ha poi indicato i tre indirizzi precisi che dovrà seguire il nuovo decreto legge nel dare attuazione al piano d’intervento.
Estensione dei poteri della protezione civile Il decreto conferirà a Curcio poteri straordinari dettati dalla situazione di emergenza. La protezione civile ha assistito finora 15mila persone.
Più personale e forze dell’ordine Il premier si è soffermato sulla necessità di aumentare il personale per accelerare le procedure in molti comuni dove le amministrazioni hanno pochi dipendenti ed ha aggiunto che verrà aumentato anche il numero delle forze dell’ordine per arginare il problema sicurezza. “Le popolazioni, se devono lasciare anche momentaneamente il proprio territorio, vogliono lasciarlo al sicuro. Per questo abbiamo già inviato altri 320 carabinieri nei territori colpiti dal sisma ed altri ancora li sposteremo ora che la celebrazione giubilare e la sorveglianza speciale ad essa legata stanno volgendo al termine”.
Stanziamenti per gli allevatori Renzi, nel ribadire la volontà del governo di ricostruire tutto, dalle case alle chiese e le attività commerciali, ha poi specificato di non voler lasciar soli gli allevatori, che hanno subito ingenti danni e necessitano di strutture per il bestiame, investendo e cercando di ricreare un’economia in quei luoghi che vivevano di allevamento e turismo.
C’è poi da risolvere anche la polemica che è nuovamente scoppiata con l’Unione Europea. Dopo la richiesta di chiarimenti della commissione attraverso la lettera inviata da Moscovici a Padoan, la risposta italiana non è stata gradita a Bruxelles ed è stata anzi considerata poco conciliante. L’Italia, che come altri quattro paesi era stata oggetto dei rimproveri della UE, ha deciso di non apportare modifiche alla manovra della legge di bilancio. Dalla commissione fanno notare come il governo si fosse impegnato a ridurre il deficit strutturale dello 0,6% nel 2017, ma che in realtà gli obiettivi della finanziaria italiana derivino addirittura in un aumento dall’1,2% all’1,6%. Il nodo è sempre la flessibilità e le spese straordinarie che si ritengono debbano rimanere fuori dal Patto di stabilità; l’Italia non ha intenzione di ingaggiare una partita sui decimali del rapporto deficit-Pil. Le regole dell’Unione prevedono deroghe e fondi eccezionali in caso di circostanze ed eventi straordinari. Sono due le cifre che destano le perplessità di Bruxelles: 2,3 miliardi di spesa eccezionale per la gestione dei migranti e 2,8 miliardi destinati al piano nazionale antisismico che prevede interventi di messa in sicurezza e prevenzione, dal momento che più terremoti si sono succeduti a intervalli piu o meno regolari e che il 67% del nostro territorio è soggetto a rischio. Nella lettura di Bruxelles si tratta di spese ulteriori a quelle già considerate eccezionali, che si limiterebbero ad un valore poco superiore al miliardo di euro, e non rientrerebbero perciò nei canoni del fondo di solidarietà. Renzi ha cercato di smorzare i toni sostenendo che non esiste nessun braccio di ferro con l’UE. Da Bruxelles confermano che l’Italia è un paese centrale e che dei fondi per l’emergenza si discuterà tutti insieme. “Siamo in contatto con la protezione civile italiana, l’Unione è pronta ad aiutare”. Così su twitter il commissario europeo per gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi Christos Stylianidis. Il prossimo passo sarà la presentazione dell’Italia della richiesta per il fondo di solidarietà, ma sull’entità della solidarietà la partita è ancora tutta da giocare.