Poche ore ancora e il “mistero quorum” per le votazioni del nuovo Statuto del M5s verrà risolto. Sono passati due giorni dalla chiusura delle urne e la pubblicazione dei risultati. Non c’è nulla di losco: la Casaleggio Associati si è affidata a un ente esterno per il conteggio e la certificazione del voto per evitare polemiche e attacchi. Tutto deve procedere regolarmente e senza intoppi come il non raggiungimento del quorum, il 75% degli iscritti, cioè circa 100.000 elettori.
I vecchi numeri non fanno sperare bene (solo 40.995 votarono per togliere il nome di Grillo dal simbolo). Prima, però, era tutto diverso: lo statuto prevedeva una soglia assai più bassa, un terzo degli elettori appena. Dopo che molti espulsi napoletani hanno portato la questione in tribunale, questo punto è cambiato: comanda il codice civile e il quorum del 75% è necessario per attivare qualsiasi revisione. E sono proprio “gli esclusi” ad essere maggiormente colpiti da eventuali modifiche. Il nuovo regolamento si impegna a chiarire molte norme disciplinari e regolare la questione delle espulsioni: lo scopo è quello di ridurre drasticamente il numero di ricorsi.
I testi sono on line per essere conosciuti e discussi dagli attivisti, ma la questione non ha catturato l’attenzione: fino all’ultimo giorno le votazioni procedevano a rilento e sia Grillo che Casaleggio junior si sono appellati al web per convincere i loro iscritti. «Vi prego di andare. Anche se perdete dieci minuti, sono dieci minuti del vostro passo per un grande passo per l’umanità – ha “implorato” il leader nel suo blog il 26 settembre prima della chiusura dei seggi virtuali –. L’aveva detto qualcun altro “piccolo passo, grande passo”. Per noi è un piccolo momento per dare l’eternità al Movimento 5 Stelle. Vi abbraccio tutti e andate a votare per l’aggiornamento del Non Statuto». Saranno bastate le preghiere del capogruppo pentastellato? Una piccola attesa e avremo la risposta.