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economia nel caos
nell’Egitto del regime

Calo di zuccheri
economia nel caos
nell’Egitto del regime

di Alessio Foderi25 Ottobre 2016
25 Ottobre 2016

Se nell’Ottocento in California si parlava di corsa all’oro, oggi in Egitto si direbbe ‘corsa allo zucchero’. Il sequestro di questo genere di prima necessita è l’ennessimo provvidemento di al-Sisi che manda in subbuglio la popolozione. Per sfuggire alla crisi valutaria e ottenere prestiti in salvaguardia per l’economia, sarebbe la cosa giusta da fare, almeno secondo il primo ministro Ismail.

La situazione economica dell’Egitto non vede orizzonti di miglioramento. Non solo è calato il turismo, ma dopo tre anni di governo di al-Sisi, si parla anche di mancanza di cibo e debolezza della moneta. Le due realtà sarebbero in effetti collegate se si considera che il fabbisogno alimentare egiziano deriva prevalentemente dall’importazione e che l’inflazione ha raggiunto il massimo degli ultimi sette anni. Con il potere d’acquisto della lira ai minimi, il regime ha ordinato ai militari il sequestro di oltre duemila tonnellate di zucchero, sia nelle fabbriche che nei magazzini privati. Lo zuccherificio Edita – uno dei maggiori gruppi dolciari del paese – ha dovuto addirittura fermare la produzione in una filiale proprio per mancanza di materia prima.

Tutto questo perché lo zucchero è un elemento essenziale, alla base della dieta egiziana. Risulta evidente dal largo consumo (circa 250mila tonnellate mensili)  e dall’alta diffusione del diabete fra la popolazione. Oggi un chilo di zucchero costa 1,13 dollari e, considerando che sono proprio i beni alimentari a incidere maggiormente sulle finanze statali, si capirebbero le scelte del regime. Proprio ieri sera, durante un’intervista televisiva, il primo ministro Sherif Ismail ha motivato la necessarietà degli interventi, specificando però la loro natura transitoria e limitata. I provvedimenti potrebbero essere legati alla richiesta egiziana di un prestito di 12 miliardi di dollari al FMI. Difatti, come riporta questa mattina Agenzia Nova, l’accordo con la Lagarde dovrebbe arrivare entro due mesi.

Intanto, fra i commercianti e i cittadini egiziani il dilagare del malcontento è direttamente proporzionale alla stanchezza di subire provvedimenti. Più che l’amaro in bocca, sono pronti a sputare veleno: il movimento Ghalba, quello dei più poveri e degli emarginati, ha proposto una grande manifestazione contro il governo, che si terrà il prossimo 11 novembre. Forse, questa volta, la paura degli arresti di massa sarà scavalcata dalla fame.

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