Semplicemente magnifico. Non si deve aggiungere altro palrlando del nuovo disco di Leonard Cohen, che a 82 anni pubblica You want it darker, il suo quattordicesimo. È un lavoro riflessivo, introspettivo, di un uomo che si interroga sui grandi temi con l’animo del pastore leopardiano. Lui minimizza « vivrò fino a 120 anni» ma sembra proprio un testamento. Sì, ma modo suo. Le collaborazione con Cantor Gideon Zelermyer & the Shaar Hashomayim Synagogue Choir di Montreal rende tutto molto armonico e la sue voce profonda e commovente lascia fluire le parole in un’atmosfera onirica.
Incessante è la presenza di un’entità superiore, può essere Dio o no poco importa. Importa che Leonard nella title track si dice pronto «Inemi, i’m ready, my lord» e l’invocazione di carattere ebraico, così come la presenza del coro, che incide il passo del vagabondo di The travelling man appare come una preghiera. A confezionare questo capolavoro, insieme al produttore Pat Leonard, presente già nel disco precedente, il figlio Adam, della cui partecipazione Leonard si dice onorato.
«Vorrei pubblicare un o altri due dischi, uno in cui Pat Leonard orchestra le mie canzoni e uno di inediti» ha dichiarato Cohen, e a giudicare da questo, sembra un’idea geniale.