L’ultimo dibattito tra Donald Trump ed Hillary Clinton non ha tradito le attese in termini di astio reciproco, aprendosi e concludendosi senza stretta di mano tra i due. Ma a destare clamore, oltre alle dichiarazioni del vulcanico magnate americano, è stata la rivelazione della Clinton secondo la quale agli Usa basterebbero 4 minuti per lanciare un attacco nucleare. La candidata democratica ha sottolineato anche che “quando un presidente ordina un attacco nucleare questo deve essere eseguito”. L’intento era probabilmente quello di evidenziare la delicatezza del ruolo presidenziale, ma da molti è stato inteso come la rivelazione di un segreto di stato, quindi una gaffe. Il sostegno alla candidata democratica è arrivato da Barack Obama, che durante un comizio a Miami ha dichiarato di essere d’accordo con Marco Rubio (senatore repubblicano ex partecipante alle primarie) nel ritenere che Trump non possa disporre dei codici nucleari, definendolo inadatto a fare il presidente. Questi codici di autenticazione, contenuti in una valigetta nera sempre a disposizione del presidente, servono a quest’ultimo per identificarsi e dare l’ordine di attacco.
Obama contro Trump
«no ai codici nucleari»
21 Ottobre 201659
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