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Roma, Ponte di Nona: aggredita Flavia Lorenzoni, giornalista del Tg1

di Renato Paone28 Ottobre 2015
28 Ottobre 2015

ImmagineAggredita la giornalista del Tg1 Flavia Lorenzoni, mentre stava registrando assieme alla sua troupe alcune interviste sul duplice omicidio avvenuto la notte scorsa a Ponte di Nona.
Il cdr del Tg1 ha stigmatizzato il grave episodio: “La collega Flavia Lorenzoni è stata aggredita sia verbalmente che fisicamente da alcuni familiari di una delle vittime. Ed è stata minacciata anche con un cane pitbull tenuto al guinzaglio. L’auto della troupe televisiva e’ stata presa a pugni e calci. Un episodio di violenza inaccettabile, nei confronti di chi stava svolgendo il suo lavoro di servizio pubblico documentando un grave fatto di cronaca. Alla collega e alla troupe va la solidarietà dell’intera redazione del Tg1″.
Ma il caso della Lorenzoni non è, purtroppo, il solo: pochi giorni fa anche Paolo Borrometi, giornalista siciliano già sotto scorta e impegnato nelle inchieste mafiose del ragusano – provincia che sembrava così lontana da certi meccanismi contorti, macchiati dalla criminalità e dalla mafia – ha ricevuto minacce direttamente sui social network. Al cronista hanno promesso dolore e morte: “Ti acceco con le mie dita. Ho preso la mia decisione, anche se mi arrestano c’è chi viene a cercarti. Tu morirai”. I post arrivano dal profilo di Venerando Lauretta, già condannato per 416 bis e in attesa di sentenza definitiva. L’uomo inveisce: “Ora vai a denunciarmi, voglio pagarti il reato che commetto su di te – scrive a Paolo Borrometi . “Comunque ti verrò a trovare pure che non vali i soldi del biglietto, sarò dietro la tua porta. Mi viene da ridere pensando il giorno che sei tra le mie mani. Non ti salva neanche Gesù Cristo. Il tuo cuore verrà messo nella padella e dopo me lo mangerò”.
“Io non credo alla stupidità di queste persone– ha commentato Borrometi – Penso che vogliano sfruttare i nuovi mezzi per affiliare la platea. L’intimidazione è alla base della loro forza e del loro potere. Devo ammettere che una minaccia affidata a un social network ha un potere deflagrante”.

Renato Paone

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